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Stefano Pioli, tam-tam e ribaltone al Milan: "Ecco fino a quando resta"

Gabriele Galluccio
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Così distanti ma così vicini, Stefano Pioli e José Mourinho. Per stile di gioco e obiettivi dei rispettivi club non potrebbero essere più diversi, ma hanno in comune il fatto di avere una data di scadenza. Il Milan è già fuori da tutto: uscito dalla Champions e dalla Coppa Italia, deve solo sperare in un crollo di Inter e Juve per rientrare nella lotta scudetto. La Roma invece è una versione addirittura peggiore di quella delle due stagioni precedenti, in cui era riuscita a nascondere i limiti e i sesti posti in campionato dietro a due finali europee.

Le polemiche e gli alibi di Mourinho hanno stancato: c’è un fondo di verità in quello che continua a sostenere, ovvero che la sua squadra non è al livello delle prime e ha praticamente il mercato bloccato, ma al tempo stesso spetterebbe a lui in quanto allenatore trovare delle soluzioni. In questo campionato in cui il quarto posto è per ora senza padroni, la Roma è addirittura nona: è la diretta conseguenza del non avere lo straccio di un’idea di gioco, dello scambiare l’avere carattere con il prendere a calci gli avversari e protestare a ogni fischio, dell’aver smarrito la solidità difensiva e più in generale di squadra che la contraddistingueva nei due anni precedenti.

NULLA DA SALVARE
Al momento non c’è nulla da salvare in casa Roma, tanto è vero che i Friedkin non sono più entusiasti della prospettiva di rinnovare il contratto a Mourinho: anzi, dopo il derby sono circolate addirittura voci di un possibile esonero in caso di sconfitta pesante a San Siro (dove José, tanto per cambiare, non sarà in panchina a causa di una squalifica). Sarebbero proprio le continue lamentele e il rendimento sempre peggiore della squadra ad aver spinto gli americani a cambiare idea sul portoghese, che continua imperterrito a portare avanti il suo show. «I tifosi della Roma sono i più incredibili che abbia mai visto, l’allenatore si chiama José Harry Mourinho Potter e alza le aspettative, stiamo lottando per qualcosa che è molto difficile», ha dichiarato alla vigilia della sfida con il Milan.

 

Difficile che la Roma esca da San Siro con punti o una bella prestazione, soprattutto senza Dybala, fermato ancora da un problema fisico. L’argentino è l’unica luce in mezzo all’oscurità, anche se ormai è diventato “allergico” agli scontri diretti: ha già saltato quelli con Inter, Bologna e Milan all’andata, ovviamente tutti persi. L’ultimo mese ha certificato che la Roma è un bluff: era in zona Champions solo perché il calendario glielo permetteva, non appena si è fatto in salita è arrivato il crollo. Nelle ultime cinque partite di campionato la Roma ha vinto solo contro il Napoli, a fronte delle sconfitte con Bologna e Juve e dei pareggi con Fiorentina e Atalanta.

Nello stesso arco di tempo il Milan ha ritrovato gioco e certezze: ha perso due volte con l’Atalanta (3-2 in campionato, 2-1 in Coppa), ma nel mezzo ci sono cinque vittorie e un pari con 15 gol segnati. Pioli sta tenendo il passo delle prime nelle ultime giornate, ritrovando i big almeno davanti e lanciando diversi giovani promettenti, ma l’eliminazione dalla Coppa Italia è stato l’ennesimo colpo durissimo. La sensazione è che sia arrivato a fine ciclo e che il Milan abbia già deciso di separarsi da lui, rimandando a giugno qualsiasi discorso sul calciomercato e sul cambio in panchina. Il nome caldo per la prossima stagione è quello di Antonio Conte, che potrebbe essere attratto dalla prospettiva di allenare una big che ha un’ottima base di squadra e ha pure un certo margine di manovra sul mercato, a differenza di Intere Juve. Se Mourinho ormai va a briglie sciolte, Pioli invece si fa apprezzare per la serietà: «Il bicchiere è mezzo vuoto. Dopo la partenza importante che abbiamo avuto c’è stato quel periodo di calo che ci ha fatto fare meno punti. Nelle ultime sette partite abbiamo avuto un buon ritmo, solo Inter e Juve hanno fatto più punti di noi. Da qui a quattro mesi dovremo provare a correre velocemente, poi se gli altri correranno sempre così velocemente allora arriveremo terzi». Insomma, quella di stasera a San Siro sarà la sfida tra due allenatori delusi e in un certo senso “sospesi”: sono consapevoli di essere giunti alla fine dei loro percorsi, indipendentemente da cosa succederà da qui a fine stagione. C’è però ancora tanto calcio da giocare per salutarsi, eventualmente, in maniera dignitosa.

 

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