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Szczesny e Sommer, lo scudetto si vince in porta: le cifre del confronto decisivo

Renato Bazzini
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Tutti a guardare i Lautaro e i Vlahovic, i Thuram e gli Yildiz, l’attacco che segna e fa godere, quando in realtà Inter e Juventus sono lassù anche per i portieri: Sommer e Szczesny sono due portieri da apprezzare a prescindere dal tifo, punto che unisce le due rivali per lo scudetto che cercano di non pensare allo scontro del 4 febbraio, ché prima c’è un turno di campionato altrettanto decisivo (la Juventus sfida l’Empoli sabato, l’Inter va a Firenze domenica, indietro di un punto e di una partita).

Il merito va condiviso con le due migliori difese del campionato, ma nessuno subisce meno reti di questi due: dieci gol incassati da Sommer, undici da Szczesny (uno è toccato a Perin). Ne consegue che nessuno ha più gare “pulite” di loro: 12 clean sheet su venti per lo svizzero, 11 su 19 il polacco. L’interista para di più, 87,5%, nessuno meglio di lui in serie A, mentre il bianconero è sesto con il 78,8%, ma gli interventi non si contano, si pesano. E quelli di entrambi sono stati decisivi più volte.

 

 



Di Sommer è ancora viva nella memoria la parata nella finale di Supercoppa contro il Napoli sul tiro di Kvara, un tuffo plastico che non tutti i predecessori avrebbero compiuto, ma ce ne sono altre di più determinanti e lontane come quella su Azzi del Cagliari a inizio stagione.

PRODIGIOSO
Di Szczesny è stato particolarmente prodigioso l’intervento su Giroud nella sfida al Milan dello scorso ottobre: si abbassava in un nanosecondo con la mano e parava a terra di istinto e tecnica, impedendo ai rossoneri di andare in vantaggio in una gara poi finita 1-0 per gli uomini di Allegri. Sono parate che sintetizzano le caratteristiche principali: Sommer è super-elsatico e con le gambe compensa un’altezza sotto la media per i portieri contemporanei (184 centimetri) mentre Szczesny, sullo stile di Buffon che ha visto da vicino, è abilissimo a capire prima il tipo di tiro che sta arrivando, rispondendo di conseguenza con il gesto tecnico. Uno reagisce, l'altro intuisce: stile diverso, stesso risultato. Hanno vissuto una giornata storta a testa, entrambi contro il Sassuolo: a Reggio Emilia, Szczesny non fu il massimo sul tiro di Laurienté mentre Sommer commise un errore in casa contro il Sassuolo sulla conclusione di Bajrami.

Imprecisioni tecniche nelle uniche partite in cui sono stati sollecitati molto, visto che la Juventus subisce meno tiri nello specchio di tutti, 2,67 a partita, e l’Inter segue a ruota con 2,7. Il gioco con i piedi, poi, è elaborato in Sommer più di quanto non lo sia in Szczesny, in piena coerenza con ciò che chiedono i rispettivi allenatori, Inzaghi e Allegri. Se il nerazzurro ha bisogno di un portiere capace di prendersi responsabilità di costruzione, il bianconero vuole uno che minimizza i rischi, e questo è esattamente ciò che i due offrono.

Con una postilla: se Szczesny si conosceva, è da sottolineare la crescita di Sommer nell’avvio di azione che caratterizzava Onana (vendere a 50 milioni, acquistare a 6: che affare) anche in situazioni pericolose, come i più attenti avranno notato in un paio di passaggi laser contro il Napoli. È anche l’aspetto caratteriale a rendere i due portieri perfetti per le rispettive squadre.

Se da un lato Szczesny è diventato l’uomo-simpatia della Juventus, dall’altro Sommer è il volto della cultura del lavoro nell’Inter. Il polacco parla ogni volta che può ai microfoni, dispensando perle tra cui «momenti difficili a Firenze, circa 89 minuti» e «della Juve cambierei il portiere», mentre lo svizzero non si è mai esposto, ma sta imparando l’italiano anche attraverso i cori della curva. Modi diversi, stesse mani salde: se una squadra vincente deve avere un grande portiere e un grande attaccante, Inter e Juventus sono squadre in grado di vincere. 

 

 

 

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