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Sinner-Medvedev, Paolino Canè: "Attenzione alla roulette russa"

Leonardo Iannacci
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Paolino Canè è un ex talento del nostro tenni, l’unico in grado di vincere una medaglia olimpica, un bel bronzo a Los Angeles 1984. Nell’era di McEnroe, Lendl e Wilander, è stato un fiero cavaliere azzurro in Coppa Davis, poi numero 26 al mondo battendo tipetti che si chiamavano Edberg, Wilander e Connors. Ammiratore di Sinner da sempre, commenta gli Open d’Australia per Eurosport e ha le idee chiare su quello che può capitare domattina.

Canè, è rimasto impietrito da quello che ha combinato Sinner? 
«Per nulla, non appartengo a quella schiera di finti esperti che, dopo aver dubitato di Jannik, ora sono saliti sul suo carro».

Si aspettava un dominio simile su Djokovic in semifinale? 
«Ero ottimista ma battere così uno che ha vinto 24 Slam è stato fantastico. Con Sinner sono tornate le Notti Magiche dei mondiali ’90».

Dove e perché ha umiliato Djokovic? 
«Ha mostrato una tenuta psicologica invidiabile che dodici mesi fa non aveva. Le poche volte che sbagliava dei colpi, Jannik mostrava gli occhi della tigre. Quando ha perso il tie-break ha denotato un minuscolo cedimento subito corretto».

I colpi che hanno deciso? Il servizio? 
«Certo, ora serve da nove in pagella. Stesso voto per la potenza dei colpi da fondo. Di diritto e di rovescio ha tirato più forte di Nole, e ho detto tutto. E anche a rete da cosa fare».

Il suo segreto? 
«Quando gioca converte tutti alla sua religione. Persino Nole».

 

 

 


Ora è a tre set dal primo Slam. Ce la può fare? 
«A inizio 2023 il suo obiettivo era arrivare alle Finals e vincere la Davis. Detto e fatto. Ora punta al primo Slam, perché dubitarne?».

La finale è contro Medvedev che, nei confronti diretti, è in vantaggio per 6-3 anche se gli ultimi duelli li ha persi. Sarebbe stato meglio Zverev? 
«Non cambia niente, dipende solo dalla freschezza fisica con la quale si arriva alla fine. Rispetto a Daniil che ha giocato 5 set tiratissimi, Jannik dovrebbe avere più benzina».

Sinner ha perso un solo set in tutto il torneo. Nessuno come lui? 
«Un cammino incredibile gli ha fatto conservare forze fresche grazie a una solidità ora da 9 in pagella. Il russo ha mostrato cedimenti».

Tecnicamente cosa deve temere di Medvedev? 
«La diagonale di rovescio, da 10: lì Daniil fa molto male. Stesso voto per alcuni turni di servizio nei quali il russo è letale».

L’emozione della prima finale slam può essere uno spauracchio?
«Jannik gestisce da top-player qualunque strizzata di nervi, una piccola incognita potrebbe esserci se la finale va al quinto set. A quel punto sarebbe una roulette, ahimè, russa».

L’asso nella manica, in quel caso?
«Come canta Luca Carboni, farà la differenza chi ha un fisico bestiale. Aver giocato meno rispetto a Daniil potrebbe fargli riscuotere crediti importanti».

 

 

 


Il numero 1 del ranking è sempre più vicino, comunque finisca questo Slam?
«Mai dubitato del contrario. Chi aveva queste remore erano i finti tecnici che ora è meglio tacciano per sempre».

Paolo, ci tolga una curiosità: vero che sta scrivendo un libro dal titolo Una vita da Canè?
«Sì. Ho già scritto qualche capitolo ma dal momento che seguo Jannik Sinner da quando era un ragazzino, aspetto per aggiungere capitoli che lo riguardino. Domani pomeriggio potrebbe già esserci materia interessante. Ah, mi raccomando, il titolo sarebbe Una vita da Canè, con la C maiuscola e l’accento sulla e...». 

 

 

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