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L'Inter è costata meno della metà della Juventus

Claudio Savelli
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Sembra obbligatorio stabilire chi ha il dovere di vincere lo scudetto tra Inter e Juventus, che domenica sera si affrontano nello scontro diretto (finalmente!). La risposta è facile e non piacerà ai bar-sportivi: entrambe possono vincerlo ma nessuna ha il dovere di farlo. L’unica differenza vera è che i dirigenti nerazzurri e Inzaghi parlano di scudetto come obiettivo o, meglio, ambizione, mentre i bianconeri, in particolare mister Allegri, si limitano a indicare nel quarto posto il traguardo stagionale.

Il cortocircuito è nato in queste ultime settimane con i giocatori della Juventus che si sono giustamente gasati per i risultati ottenuti e sono usciti allo scoperto, pronunciando più volte la parola magica nelle interviste post-partita. Visto che la quinta in classifica dista 18 punti, troppi da perdere nelle 16 gare che restano da giocare, anche Allegri si è lasciato andare, alzando i toni della contesa.

 

 

 

Mister Max non si aspettava una serie di risultati così positiva da una squadra che reputava all’inizio di un percorso. In effetti, dal punto di vista progettuale, la Juventus è più indietro rispetto all’Inter, ma questo è un demerito considerando gli investimenti fatti. La Signora è infatti costata il doppio dell’Inter. Il prezzo pagato per i cartellini parla chiaro: 457 milioni peri bianconeri contro 225 milioni per i nerazzurri. Se il mercato quasi a costo zero dell’ultima estate per la Juventus è stato un’eccezione, per l’Inter è la regola da oltre tre annate. Anzi, il club meneghino ha chiuso in saldo positivo queste ultime sessioni, incassando più di quanto è stato speso.

 

 

 

Il cambio di rotta a livello finanziario verso la famigerata auto-sostenibilità coincide con l’arrivo di Inzaghi, che ha sposato fin dall’inizio il modus operandi della proprietà: player trading e occasioni di mercato da inserire in un impianto di squadra solido e in un gruppo coeso. Cosa che invece non si può dire di Allegri, che era tornato alla Juventus di Agnelli, non in quella attuale, e si è dovuto adeguare in corsa a condizioni di lavoro diverse: non più campioni affermati ma giovani di prospettiva, anche ben pagati come potenzialmente dimostra Alcaraz, il cui eventuale riscatto costerà oltre 50 milioni.

 

ETÀ MEDIA

Il costo della rosa riflette le possibilità dei due club negli ultimi cinque anni. Una ulteriore conferma è l’età media a cui sono stati acquistati i giocatori, più bassa di tre primavere nella Juventus (24,7 anni contro 27,7). Sei bianconeri hanno scelto qualche primizia sul mercato, i nerazzurri si sono arrangiati, per così dire, con molti parametri zero. La valorizzazione viene dopo ed è sotto gli occhi di tutti quelli che guardano le partite: l’Inter è riuscita a portare molti giocatori ad un livello (e spesso anche ad un valore) superiore al quale li aveva presi. Non tanto i Lautaro, i Barella, i Bastoni, costosi in partenza perché giovani di sicuro avvenire, quanto gli Acerbi, i Mkhitaryan, i Darmian, i Sommer, i Calhanoglu, ovvero i giocatori esperti, svincolati o pagati poco, tirati a lucido come non mai.

 

 

 

L’Inter ha speso la metà per la sua rosa ma il valore della stessa sul mercato è ora superiore (le stime sono sempre di Transfermarkt): 589 milioni contro 454. Di questo va dato atto a Inzaghi, allenatore capace di creare un’impalcatura tattica solida e un clima sereno, cosa che Allegri ha iniziato a fare solo quest’anno. Per 2 anni ha cambiato moduli e gerarchie in continuazione mentre stavolta ha deciso come avrebbe giocato la squadra (3-5-2) in anticipo, quali erano i punti fissi e quali i talenti (Yildiz, ad esempio) che avrebbero potuto emergere durante l’anno. Non a caso soltanto ora si gioca lo scudetto. Sì, lo scudetto. 

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