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Jannik Sinner re d'Arabia? La rivoluzione: i sauditi si comprano anche il tennis

Gabriele Galluccio
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«Sono davvero contento di giocare a Riad per la prima volta», ha dichiarato Jannik Sinner in occasione del lancio ufficiale del 6 Kings Slam che, a dispetto del roboante nome, altro non sarà che un evento di esibizione. Chi vince però torna a casa indossando una “corona” che vale almeno 6 milioni di dollari, quindi è ovvio che Sinner sia «davvero contento» di partecipare.

Anche perché basterà una manciata di partite per mettere le mani sul ricchissimo montepremi, che sarà addirittura tre volte più grosso di quello dell’Australian Open, appena vinto dal rosso di San Candido. Alla prima chiamata ufficiale dell’Arabia Saudita, che ancora non era entrata nel circuito del tennis con un proprio torneo, hanno risposto tutti i migliori: a Riad il prossimo ottobre ci saranno anche Djokovic, Nadal, Medvedev, Alcaraz e Rune.

I paperoni sauditi sono pronti ad entrare a gamba tesa nel calendario stagionale e per l’Atp è un duro colpo perché probabilmente andrà incontro a perdite economiche non indifferenti, non avendo a disposizione i tennisti più forti in almeno un paio di tornei. La vendita dei biglietti e soprattutto dei diritti tv non sarà invece un problema per il 6 Kings Slam: sarà soltanto un’esibizione, ma comunque di grande interesse, dato che in campo i più forti del circuito non si limiteranno a fare una comparsata.

TUTTI CONVINTI
A quanto pare nessuno dei big si sente in imbarazzo a giocare in Arabia Saudita né ha intenzione di lamentarsi per il calendario “intasato” a cavallo dei Masters 1000 di Shanghai e Parigi-Bercy. D’altronde le fatiche di Sinner e compagni verranno ben ricompensate: si vocifera che guadagneranno un milione e mezzo soltanto scendendo in campo a Riad. Per l’Arabia Saudita sono spiccioli e pure ben spesi: garantiscono enorme visibilità e servono per compiere il primo vero passo per entrare nel ricco mondo del tennis, dopo l’antipasto dicembrino con le Next Gen Finals ospitate a Jeddah (senza dimenticare la presenza ormai consolidata nel mondo dei motori, del golf e del calcio).

 

Negli scorsi mesi sono stati diversi i segnali sulle mire espansionistiche dell’Arabia, a partire dal fatto che Nadal è stato eletto ambasciatore della federtennis saudita. E poi c’è Jabeur, numero 6 del ranking femminile e prima tennista africana a raggiungere la finale di Wimbledon, che ha firmato un accordo di sponsorizzazione con Kayanee, la marca saudita per il fitness di proprietà del fondo statale Pif. Il progetto è ben più ampio di qualche contratto e di un torneo di esibizione: l’Arabia non solo vuole entrare a far parte degli equilibri del tennis mondiale, ma punta a stravolgerli. Nel futuro prossimo l’intenzione è di assicurarsi le Wta Finals e poi un Masters 1000, con la licenza che potrebbe essere acquistata da Bercy, Madrid o Miami. Tra l’altro si vocifera da tempo che i sauditi siano dietro anche al progetto della Superlega, che nel tennis consisterebbe nella creazione di un tour “premium”, con meno tornei e più soldi destinato ai tennisti migliori. 

 

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