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Benzema islamista? Non c'è diffamazione, denuncia archiviata

Mauro Zanon
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La giustizia francese dà ragione al ministero dell’Interno Gérald Darmanin nella querelle contro l’ex calciatore del Real Madrid e dei Bleus Karim Benzema, accusato di avere «legami noti coni Fratelli musulmani», organizzazione islamista fondata in Egitto e considerata terroristica da molti Paesi. Ieri, il procuratore generale presso la Corte di cassazione, Rémy Heitz, ha annunciato l’archiviazione della denuncia per diffamazione sporta da Benzema a inizio anno.

La commission des requêtes della Corte di giustizia della Repubblica francese (Cjr) «ritiene che la denuncia del signor Benzema», ricevuta il 16 gennaio, «faccia riferimento a osservazioni che non gli imputano alcun fatto suscettibile di danneggiare il suo onore o la sua reputazione», si legge nel comunicato stampa firmato dal procuratore generale. L’ex stella del Real Madrid, che ora gioca in Arabia Saudita, è stato presa di mira da Darmanin dopo aver pubblicato a metà ottobre un messaggio su X a sostegno degli abitanti di Gaza, che, a suo dire, erano vittime di «bombardamenti ingiusti» da parte di Israele, in seguito ai massacri perpetrati dall’organizzazione islamista palestinese Hamas il 7 ottobre.

 

 

PREGHIERE PER GAZA - «Tutte le nostre preghiere per gli abitanti di Gaza, ancora una volta vittime di questi bombardamenti ingiusti che non risparmiano né donne né bambini», scrisse Benzema. Il ministro dell’Interno, in diretta sul canale televisivo Cnews, affermò che quella presa di posizione fosse giustificata dalle liaisons dangeureuses di Karim Benzema con i Fratelli Musulmani. «Come tutti sappiamo, Karim Benzema ha legami noti con i Fratelli Musulmani, e noi stiamo attaccando un’idra, i Fratelli Musulmani, perché provocano un jihadismo d’atmosfera», dichiarò Darmanin su Cnews, scatenando una bufera sui social network. Lo staff del ministro, sentito dall’Afp, aggiunse che Benzema era noto per fare proselitismo islamista sui social network, e che la sua vicinanza all’islam separatista sarebbe dimostrata anche dal fatto che quando giocava in Nazionale non cantava l’inno francese.
In effetti, negli anni trascorsi con l’Équipe de France, Benzema era stato più volte criticato proprio perché non cantava l’inno. E nel 2018, per giustificarsi, aveva affermato che il suo rifiuto fosse dovuto al fatto che nel testo della Marsigliese, l’inno nazionale francese, ci fossero riferimenti alla guerra, anche se in realtà, dietro a quella scelta, c’era il suo maggiore attaccamento alle origini algerine.

 

 

«Ci si potrebbe chiedere perché il ministro dell’Interno reagisce al tweet di un calciatore, ma quando quel tweet arriva a 20 milioni di persone, credo sia mio compito denunciarlo», aggiunse Darmanin lo scorso autunno nei giorni successivi alla polemica. Dopo due mesi di silenzio, Benzema ha deciso a gennaio di rivolgersi alla giustizia, considerando l’entrata a gamba tesa di Darmanin diffamatoria per la sua reputazione. Ma i magistrati gli hanno dato torto e, secondo quanto specificato dal procuratore generale, la decisione della commission des requêtes «non è suscettibile di alcun ricorso».

Insomma, il caso è chiuso, quantomeno davanti ai giudici. Ma la disputa tra una certa Francia, musulmana e figlia dell’immigrazione, che si riconosce in Benzema, e quella incarnata da Darmanin e dall’allenatore dei Bleus, Didier Deschamps, accusato di “razzismo” per non averlo convocato a più riprese (nel marzo del 2023, Benzema mise sui social il simbolo del “clown” riferendosi a Deschamps), di certo non si spegnerà.

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