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Georgina Rodriguez e le altre: Arabia Saudita, la vita da incubo delle Wags

Daniele Dell'Orco
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In questo mondo ogni cosa ha il suo prezzo. Pensavano di averlo dimenticato le Wags, le bellissime mogli dei calciatori che hanno seguito i loro compagni nell’esilio calcistico dorato dell’Arabia Saudita. A fronte di una vita lussureggiante pagata grazie agli stipendi senza senso offerti dai club sauditi, ci sono delle fregature persino lì.

Nel Paese, sottoposto alla Legge Coranica, lo stile di vita occidentale è ben lungi dall’essere socialmente accettato. Ciò sta creando diversi grattacapi ai giocatori (alcuni, come l’ex Liverpool Jordan Henderson o l’ex Real Benzema, che tra l’altro è di religione islamica, sono letteralmente scappati via), ma ancor di più alle loro fidanzate.

Le Wags hanno rivelato ai tabloid inglesi di essere state pubblicamente maltrattate, insultate e persino respinte sul portone di negozi e ristoranti a causa del loro modo di vestire. Previo anonimato, hanno descritto un quadro inquietante fatto di paranoia, di ansia sociale e di pressione nella scelta del vestiario: «In un’occasione sono stata sgridata solo perché mostravo le spalle e parte delle gambe», racconta una di loro al Daily Mail; «A volte le donne ti urlano contro e può essere molto spaventoso», dice un’altra; «Devi stare in guardia ogni volta che esci dalla porta di casa, quindi tendi a non uscire», confessa una terza.

 

 

 

PENE SEVERE

Oltre che evitare di creare problemi ai propri compagni, la scelta di non parlare pubblicamente è parecchio fondata: la Sharia in Arabia Saudita prevede pene severe per chiunque critichi la nazione o l’Islam, che possono portare alla reclusione fino a cinque anni, alla deportazione e a una multa di oltre 600mila sterline. Tra quelle in pianta stabile nel Golfo, comunque, ci sono Wags del calibro di Georgina Rodriguez, compagna di Ronaldo; Jordan Ozuna, fidanzata di Karim Benzema; Natalija llic, moglie di Sergej Milinkovic-Savic, e Larissa Pereira, consorte di Roberto Firmino. Certo, quella saudita non è comunque una galera. In alcune città come la capitale Riyadh, i super-ricchi vivono in veri e propri distretti privati esclusivi dove conducono una vita da paperoni. E, in generale, nel Paese qualcosa sta cambiando.

Seppur molto, molto lentamente. Fino a poco tempo fa, ad esempio, la legge saudita imponeva a tutte le donne, comprese le straniere, di coprirsi i capelli e di indossare l’abaya, una lunga veste solitamente nera. La legge è stata abolita nel 2019, ma la stragrande maggioranza delle donne saudite continua a farlo.

 

 

 

AUTORITÀ SAUDITE

Ancora oggi, le coppie eterosessuali non sposate non possono vivere insieme sotto lo stesso tetto, anche se per aumentare l’appeal dei calciatori le autorità saudite tendono a fare delle eccezioni, come per CR7 che gode di un permesso speciale per vivere con Georgina (l’omosessualità, invece, è ancora illegale e può essere punita con la morte, l’ergastolo, la fustigazione, multe e la deportazione).

 

 

 

Il problema però è che non tutti sono Ronaldo. Se per i super-campioni e di conseguenza le super-Wags si tende a chiudere un occhio, nel limbo ci finiscono calciatori di “seconda fascia”, attratti dall’Arabia per via dello stipendio cinque o sei volte più alto a quello a cui potrebbero aspirare in Europa, ma il loro ascendente sulla società saudita è pressoché nullo. Mentre Georgina e le altre Wags riescono a mostrarsi e mostrare lo stile di vita principesco, loro restano chiuse nei compound o devono reinventarsi pendolari verso realtà più aperte come Dubai o il Bahrein. Ammesso e non concesso che succederà mai, il cammino dell’Arabia verso la liberalizzazione è ancora molto lungo. Alcune Wags, forse, avrebbero fatto meglio ad informarsi prima. 

 

 

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