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Oliver Bearman, il dramma alla prima gara in Ferrari: cosa svela questa foto

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Un settimo posto straordinario, difendendosi dal ritorno di Lando Norris con gomma rossa. Ollie Bearman ha stupito tutti e si è confermato come vero «Driver of the Day» del Gran Premio di Arabia Saudita. A 18 anni, 10 mesi e un giorno si è confermato come il più giovane pilota Ferrari andato a punti e il terzo assoluto dietro a Verstappen (Malesia 2015) e Stroll (Canada 2017). Chiamato all’improvviso venerdì per sostituire il degente Sainz (operato all’appendicite), il britannico è stato bravissimo a capire le potenzialità della SF-24 con solo le terze prove libere a disposizione e a prendersi un 7° posto resistendo nel finale al ritorno di Norris (8°). Lo ha fatto sparando i giri più veloci della sua gara in un ritmo da 1’32” basso, con il collo a pezzi e le hard più consumate rispetto alle Soft montate poco prima dall’inglese. Se fosse arrivato in qualifica nel Q3, sfuggito per soli 33 millesimi da Hamilton, sarebbe stato un weekend da incorniciare.

Proprio il collo è stato la parte del corpo più colpita da Ollie. Non facile esordire in un circuito con tanti cambi di direzione veloci che lo hanno messo a dura prova. Guidare una Formula 2 non è come guidare una Formula 1, più veloce e aggressiva in frenata .Difficile, quasi impossibile, governare i movimenti se non si è allenati abbastanza per resistere alle sollecitazioni provocate dalla velocità e dalla forza gravitazionale nei diversi momenti di una gara. L'effetto della Forza G a cui è sottoposto il corpo del pilota anche in frenata è stata amplificato da altri fattori come il grip e il carico aerodinamico. Una forza trasversale che è arrivata fino a 4.5 (ovvero a 4 volte e mezzo la forza di gravità). 

 

 

Bearman ha resistito e con il collo a pezzi si è difeso su Norris. La testa andava sempre in qualsiasi direzione durante le curve, come dimostrato dall’on-board camera della Ferrari del britannico, la quale parte sinistra era piuttosto deformata. "Ho sofferto un po' con il collo – ha ammesso Bearman nelle interviste del dopo gara – soprattutto quando è iniziata a subentrare la stanchezza. Quello di Jeddah in Arabia Saudita non è il circuito migliore dal punto di vista fisico per debuttare, ma credo di aver fatto ugualmente un buon lavoro”. E i tifosi possono confermarlo.

 

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