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Red Bull, Chris Horner fuori dalla Formula 1? Dietro c'è la mano degli U2 e Bono Vox

Leonardo Iannacci
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Ennesima puntata del Red Bull-gate con una prima doverosa premessa: più le monoposto dei bibitari dominano in pista e vincono, a dismisura si allarga il mistero che aleggia su tutto l’entourage del team di Milton Keynes. Sabato sera eravamo rimasti alla solita dittatura in pista di SuperMax Verstappen, che sul circuito di Jeddah ha stracciato tutti.

Ma c’è il rovescio della medaglia: il caos sul team campione del mondo, che riguarda una faida interna alla factory, non si placa. Da un lato pare si sia sgonfiato definitivamente il caso creato ad arte da esterni (ricordate la mail anonima inviata, chissà da chi, a 200 persone della Formula 1?) sulla vicenda della dipendente che ha accusato Chris Horner di “comportamento inappropriato e trasgressivo”. Per chiudere questo pasticciaccio, la donna in questione pare sia stata liquidata con una cospicua buonuscita: un milione di euro, 700.000 pagati da Horner e 300.000 dalla Red Bull.

 

I problemi in Red Bull, però, sono altri e di ben altra natura: la guerra aperta è fra la fazione austriaca proprietaria del 49% delle azioni del team e quella thailandese guidata da Chalerm Yoovidhya che ha la maggioranza. Prima della gara di domenica Helmut Marko, l’ultraottantenne consulente della Red Bull società, e non della branca sportiva, aveva fatto intuire che era vicino all’addio.

Ma, dopo il successo a Jeddah, Max Verstappen è intervenuto a difenderlo: «Helmut va via o sarà sospeso dal team? Per quanto mi riguarda deve restare, se crollasse un pilastro così importante del team non sarebbe per niente positivo anche per la mia situazione».

Un intervento incisivo del pilota tre volte campione del mondo che ha riportato un po’ di calma ai box. Rinfrancato dalle parole di SuperMax, Marko ha aggiunto: «Continuerò a lavorare qui, ho ancora tre anni di contratto. Il supporto di Max? È stato impressionante, gli sono molto grato. Lui è uno dei pochi che ha un carattere forte e sa mostrare lealtà». Chris Horner, dopo aver apparentemente rinforzato il suo ruolo in sella al team, ha fatto un po’ il diplomatico sulla questione: «Conosco Marko da 30 anni, con lui problemi zero. Come con Max, resterà da noi anche se almeno 16 piloti vorrebbero venire in Red Bull». Ma il sereno non è tornato affatto in una scuderia che sta dominando in pista e vive un terremoto interno senza fine. Dall’esterno il padre di Max, Jos Verstappen, continua a inviare frecce al curaro contro Horner mentre Radio-box continua a riportare voci di fughe di tecnici Red Bull (Pierre Wache e l’aerodinamico Enrico Balbo non sono tra questi) verso la Ferrari e insistono su un Adrian Newey, stratega delle monoposto che dominano da tre anni la Formula 1, sulla via di Maranello.

Non bastasse, ieri sera una voce inquietante ma tutta da verificare: il sostegno della famiglia thailandese Yoovidhya, sino a sabato scorso angelo custode di Horner in questa tempesta, pare stia venendo meno. Secondo quanto riportato dalla testata f1-insider.com l’asse austriaca contraria a Chris che spinge per il licenziamento di Horner sta per vincere il braccio di ferro. Il motivo? Quasi surreale: il calo di vendite di Red Bull negli Usa e... gli U2: pare che Bono stia preparando una canzone per sostenere la dipendente accusatrice, il cui fratello è il genero del chitarrista del gruppo, The Edge. Il titolo del brano è eloquente: Don’t be horny, be Christian. Fantascienza? A questo punto non sappiamo davvero più cosa pensare.

 

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