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MotoGp, cambia tutto: "Comprata dalla Formula 1", gare stravolte così

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Giampiero De Chiara
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«Vedo che c’è molta attenzione, questo è sicuramente un bene. La Formula 1 sta facendo benissimo, la MotoGP sta facendo altrettanto bene quindi vediamo». Così Claudio Domenicali, amministratore delegato della Ducati campione del mondo del Motomondiale, prova a sbilanciarsi (ma non troppo) dopo che il Financial Times ha scritto che Liberty Media, l’azienda Usa di mass media già proprietaria della Formula Uno, è in trattativa per acquistare anche la MotoGP. L’accordo si concluderebbe per una cifra superiore ai 4 miliardi di euro. Una contrattazione che, secondo il quotidiano britannico, sarebbe vicina alla conclusione, anzi prossima. L’annuncio ufficiale, infatti, potrebbe arrivare già la prossima settimana. Il colosso Usa avrebbe battuto la concorrenza di TKO, ma soprattutto quella di Qatar Sports Investments (il fondo arabo che possiede la squadra di calcio del Paris Saint-Germain). Con questo acquisto, inoltre, Liberty si prenderebbe anche il campionato mondiale di Superbike e la MotoE. C’è comunque un ma che è tutto politico e che può fa saltare l’operazione. Difatti l’Antitrust dell’Unione Europea deve dare il suo ok all’affare. Sotto la lente di ingrandimento la possibilità che si possano violare le regole della concorrenza e di monopolio.

EVENTI SPORTIVI
C’è già un precedente. Nel 2006 la CVC Capital Partners, la società che possedeva sia la F1 che la MotoGP, fu costretta a vendere la seconda a Dorna (il gruppo spagnolo attuale “padrone” del mondo delle due ruote) dopo una sonora bocciatura “europea”. «Quando i due eventi sportivi del mondo dei motori più popolari nell’Ue, Formula 1 e MotoGP, finiscono nelle mani di un unico proprietario, c’è il rischio di aumenti di prezzo per i diritti televisivi di questi eventi e un riduzione della scelta del consumatore». Così, 18 anni fa, Neelie Kroes, commissaria europea per la concorrenza, costringeva di fatto CVC a scegliere tra quattro ruote e due ruote. Nel 2017 sempre CVC vendette anche il Circus della F1 per 8 milioni di dollari proprio agli attuali proprietari di Liberty. Stavolta però la decisione potrebbe essere diversa.

 

 

ASSISTENZA LEGALE
L’accordo, come scritto dal Financial Times, sembra ad un passo e sembra difficile pensare che un gruppo come Liberty e un fondo di private equity quale Bridgepoint (che possiede Dorna), siano andati avanti senza una adeguata assistenza legale che abbia lavorato alacremente per cercare di avere, questa volta, l’approvazione dell’Antitrust. Anche se il rischio di creare un nuovo monopolio esiste ancora. Ma al di là degli aspetti politici, l’idea di Liberty è quella di rilanciare (e ricavarne utili, ovviamente) il mondo delle due ruote che dopo l’addio di Valentino Rossi e di altri grandi piloti (Lorenzo, Stoner, Max Biaggi) ha perso appeal sportivo e commerciale. I numeri parlano chiaro da quando gli americani sono proprietari del Circus l’utile operativo della F1 è aumentato del 64%, mentre i ricavi sono saliti da 2,5 miliardi di dollari a 3,2 miliardi. Mentre, invece, i guadagni di Dorna ammontano “soltanto” a 483 milioni di euro nel 2023. Con il colosso Usa alle spalle la F1 ha aumentato il calendario delle gare (salite a 24) e puntato il mercato Usa (con i GP di Miami e Las Vegas che si sono aggiunti a quello di Austin) e portando le quattro ruote anche nella penisola arabica: Jeddah e Doha. L’obiettivo, col  Motomondiale, è lo stesso per poter aumentare utili e ricavi, sperando però che sia proporzionale anche la crescita dell’aspetto sportivo e spettacolare.

 

 

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