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Gigio Donnarumma spedito in panchina da Carnesecchi? La parata che cambia tutto

Leonardo Iannacci
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Il volo ad alta quota che Marco Carnesecchi ha spiccato mercoledì sera per spizzicare un maligno colpo di testa di Nico Gonzalez nel corso della semifinale d’andata di Coppa Italia fra Atalanta e Fiorentina, è anche un gesto simbolico. Un manifesto culturale del ruolo del portiere. Il numero uno dell’Atalanta ha inteso inviare un messaggio ai miscredenti: la scuola italiana dei “goalkeeper” c’è, è viva e lotta insieme a chi ha sempre avuto fiducia negli eredi dei grandi guardiani azzurri del passato: Zoff, Zenga, Buffon.

Carnesecchi non è il solo ha rappresentarla con freschezza: insieme a lui ci sono, ovviamente, Gigio Donnarumma che a 25 anni, tra le nebbie parigine, sta cercando di far tacere risolini e dubbi dopo alcune papere non da lui. Poi Guglielmo Vicario (27 anni, buona stagione al Tottenham), Alex Meret (27) che è incolpevole nella tragica traversata nel deserto del suo Napoli e lo stesso Michele Di Gregorio (26), rivelazione nel Monza. Il gruppo di solidi numeri uno made in Italy si allunga con Provedel, Falcone, Caprile, Montipò. Come dire: se in nazionale ci sono problemucci un po’ ovunque (difesa, centrocampo, attacco) fra i pali è possibile dormire sonni tranquilli.

 

 

 

GOL (QUASI) FATTO

Quella di Carnesecchi che spopola ora sul web è ascrivibile come una potenziale “parata del secolo”. Sembrava davvero un gol fatto quello di Nico Gonzalez, ma il numero uno della Dea è volato come un airone pizzicando il pallone, evitando il raddoppio dei viola e tenendo aperta la doppia sfida in vista del ritorno a Bergamo allorché la Fiorentina partirà dal vantaggio di un solo gol. Una prodezza degna di Gordon Banks. Per chi non lo sapesse, abbiamo citato Banks, portiere campione del mondo nel 1966 con l’Inghilterra, perché è stato protagonista della “parata del secolo... scorso”. Quella messa in scena ai mondiali di Mexico ’70 contro il Brasile quando effettuò un miracolo su incornata di Pelè nella sfida fra i sudamericani, di lì a poco campioni del mondo, e l’Inghilterra.

«La parata di Carnesecchi è un grande gesto figlio di una notevole forza muscolare nelle gambe, dell’elasticità del balzo e di una eccelsa tecnica. Il passo-spinta sulla gamba destra non sarebbe bastato a deviare il pallone, è stata la spinta degli addominali a fare il resto». Chi parla è Luca Marchegiani, ottimo portiere di Lazio, Torino e Chievo, ex azzurro e ora opinionista Sky.

Marco ha 23 anni e il futuro nei guantoni. La sua storia è quella di un romagnolo di sangue caldo: riminese di nascita, si è fatto conoscere nel Cesena e ha spopolato nelle nazionali under 19 (vice-campione d’Europa nel 2018) e under 21. Poi un biennio di apprendistato alla Cremonese e la definitiva consacrazione nell’Atalanta. Dopo la prodezza di Firenze, Carnesecchi ha dato inequivocabili segnali di maturità, di “Sinnerizzazione” nel modo di pensare: «Bella parata, ma devo ancora migliorare, per esempio con i piedi».

 

 

 

SERVONO I PIEDI

Marchegiani sorride a queste parole: «Ormai il calcio è cambiato, non basta soltanto fare miracoli del genere, un portiere deve avere i piedi di Pirlo o Iniesta. Carnesecchi lo osservo da anni, è un predestinato e ha trascorso anni nella Cremonese dove ha dato vita a una maturazione lenta ma costante. La nostra scuola sta riprendendo piede: nell’ultima giornata di campionato ho contato fra i titolari ben undici portieri italiani su 20. E Marco ha talento, lo ha sempre avuto sin da quando giocava titolare nelle nazionali giovanili».
Il futuro è di Carnesecchi per Marchegiani: «Spalletti ha a disposizione Donnarumma, che per ora resta il titolare e uno dei migliori al mondo, ma può contare su Carnesecchi, Vicario e Meret. Il ruolo è coperto come non accadeva da tempo. Mi vengono in mente gli anni di Zoff e Albertosi, di Zenga e Tacconi ma anche ai miei tempi eravamo un bel gruppo: io, Pagliuca, Peruzzi e altri. L’Italia, diciamo così, è tornata a essere in ottime mani».

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