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Massimiliano Allegri "fuori dal giro": ecco perché rischia grosso

Claudio Savelli
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Siamo abituati a vedere la questione allenatori dal punto di vista dei club: chi sceglie il Milan, chi prova a prendere la Juventus, chi contatta De Laurentiis per il Napoli, e via dicendo. Ma forse non è più questa la prospettiva corretta.

Forse sono più gli allenatori a scegliere i club che non il contrario. I mister non sono più a caccia di grandi per definizione perché Gasperini e Thiago Motta insegnano che una grande la si può anche costruire. E nemmeno di soldi, se è vero che perfino Antonio Conte ha abbassato le pretese di ingaggio a cifre ragionevoli per la serie A, in linea con i 5-6 milioni all’anno dell’Inzaghi campione d’Italia. I tecnici sanno che, se vogliono allenare in Italia, non possono chiedere guadagni in doppia cifra. E l’idea di allenare in Italia non è più di serie B come anni fa, quando l’ambizione era l’estero: siamo tornati competitivi, dunque anche i grandi allenatori nostrani sono disposti a restare.

Un mister intelligente oggi cerca un progetto serio e dirigenti capaci con cui allestire una buona rosa. Le disponibilità economiche illimitate sono in secondo piano. Primo perché, spendendo meno, si spende tendenzialmente meglio.

 

Secondo perché se fai spendere tanto e poi non vinci, non hai più scuse. Lo ha capito pure Conte, che al ristorante da dieci euro non era disposto a mangiare e invece dopo il Tottenham chiede un tavolo. Le competenze contano più degli investimenti, le potenzialità della squadra più della forza dei singoli. Conte in questi giorni sembrerebbe proporsi soprattutto al Milan perché lo vede più corretto per sé rispetto al Napoli, a costo di limare qualche difetto. Anche gli allenatori più giovani e in rampa di lancio non sono così attratti dalle cosiddette grandi. Vedi Gasperini che non ha più pensato di andare via da Bergamo per rimediare al flop all’Inter e finire la carriera in crescendo. Perché creare grandezza per poi non goderne? È una lezione su cui Thiago Motta sta riflettendo.

In fondo, non ci sono poi molti motivi per andare alla Juventus, vedendola giocare. È un fattore anche la considerazione del pubblico: un allenatore non va più ad infilarsi in un ambiente ostile, e una parte di tifoseria bianconera considera Thiago Motta un interista. Meglio restare dove si è amati. Non a caso Pioli ha iniziato a lasciare andare la poltrona quando ha percepito un cambio di sentimenti nei suoi confronti. Lo stesso vale per Italiano a Firenze. È un modo per tutelarsi e rivendersi altrove. Allegri non lo sta facendo, e questo forse lo porterà fuori dal giro. Perché una sola cosa è certa nell’imminente domino di mister: se Conte rientra, qualcuno dovrà prendersi un anno sabbatico.

 

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