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Claudio Ranieri? "Dura, ma è giusto così": un gigante anche nell'addio

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Leonardo Iannacci
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Con quella faccia da centurione romano che ha oltrepassato tutti i confini del calcio, comandando legioni di giocatori in ogni campionato e in varie nazioni dell’Europa calcistica, Claudio Ranieri non poteva che rispettare quello che gli diceva il suo cuore di grande e onesto comandante. Dopo l’ennesima impresa, dopo la salvezza ottenuta col suo Cagliari che, dopo 9 giornate di campionato aveva soltanto 3 punti e pareva destinato a una retrocessione infame, e dopo le dimissioni rientrate per volere di tutti i giocatori, Ranieri ha detto stop. A 73 anni.

Un ritiro paventato nelle ultime settimane, mai annunciato ufficialmente ma che sull’Isola, ecco il nero su bianco messo dalla stessa società sarda con un comunicato che gronda malinconia per la perdita del suo amato centurione: «Mister Ranieri si congeda dal Cagliari: nelle sue due esperienze con il Club è riuscito sempre a portare la squadra al raggiungimento dell’obiettivo finale. Già autore in passato di due promozioni (dalla C alla A) e di una salvezza nella massima serie, nell’ultimo anno e mezzo ha compiuto l’ennesimo capolavoro con la vittoria dei playoff e la conquista in questa stagione della permanenza nel massimo campionato». In città la tristezza ha preso il sopravvento perché Ranieri non è soltanto il tecnico della miracolosa salvezza ma qualcosa di più: un erede emotivo, nel cuore dei cagliaritani, nientemeno che di Gigi Riva, scomparso lo scorso inverno.

 

Dall’Inghilterra alla Spagna, fino al Belgio, l’addio al calcio di Ranieri è diventato il tema del momento e non c’è davvero da meravigliarsi di questo. Ovunque è andato, il tecnico romano che è stato anche calciatore di vaglia con le maglie di Roma, Catanzaro, Catania e Palermo per poi intraprendere una scintillante carriera di principe delle panchine (cominciata nella stagione 1986-1987 sulla panchina del Vigor Lamezia), ha fatto bene, ha ottenuto risultati lusinghieri ma, soprattutto, è riuscito ad essere sempre apprezzato e stimato. Inutile sottolineare come il trionfo carpito in Premier League alla guida del Leicester City nel 2016 rappresenti la splendida pietra angolare di una storia sportiva forse irripetibile e che sfiora la leggenda. Ma Ranieri ha lasciato tracce importante in ogni angolo dell’Europa del pallone. In Italia ha seminato non bene ma benissimo da Firenze a Napoli, dal Parma alla Juventus quando la Vecchia Signora aveva una squadra non eccelsa, dall’Inter alla sua Roma. Con la Fiorentina ha conquistato una Coppa Italia e una Super coppa. E poi in Spagna, dove ha vinto una Coppa nazionale alla guida del Valencia.

 

«Ho iniziato il mio percorso qui a Cagliari nel 1988. Ma dopo una promozione quasi inaspettata e la salvezza ho deciso che la cosa giusta è lasciare adesso, a malincuore perché è una decisione dura», le parole in serata di Ranieri. «Sapete quanto avessi paura nel tornare e rischiare di macchiare i tre anni che mi avevano riempito il cuore. Non volevo venire, in parecchi insistevano e quando mi capitò di leggere le parole di Gigi Riva decisi di tornare, anche rischiando. Adesso però è giunto il momento di lasciarci: mi auguro di essere ricordato come una persona positiva, che ha chiesto aiuto ai sardi. Senza di loro non ce l’avremmo fatta, il pubblico ha creduto nelle mie parole e siamo riusciti a tenere la barca dritta. Di questo ne sono eternamente grato: mi avete fatto vivere un anno e mezzo meraviglioso, sono orgoglioso di voi. Grazie di cuore, giovedì (domani, ndr) ci sarà l’ultima partita evi abbraccerò calorosamente».

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