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Parigi 2024, Gregorio Paltrinieri: il nuotatore perfetto si è costruito da solo

Claudio Savelli
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Gregorio Paltrinieri avrebbe potuto portare la bandiera italiana nella Cerimonia di Apertura in programma domani alle 19.30 lungo la Senna, dove peraltro nuoterà nelle gare in acque libere, e invece è stato scelto il suo amico Tamberi. Nulla di male, anzi come ha detto Filippo Magnini «tanto meglio, sarà più riposato per le gare». Che poi Greg ha il suo bel da fare anche senza il peso della bandiera visto che è capitano della squadra di nuoto composta da 36 azzurri, con l’obiettivo di trasformarla in una squadrona. Capitano mio capitano, anche se è sempre stato convinto di non essere uomo squadra.

«Se non avessi nuotato probabilmente avrei giocato a tennis. Non sono fatto per lo sport di squadra, sono troppo una primadonna e non so se mi fiderei a condividere la responsabilità con gli altri», disse sette anni fa. Generoso lo è sempre stato, anche se non se ne rendeva conto. Con il tempo è diventato anche un leader. E se il nuoto fosse uno sport di squadra ci starebbe comunque benissimo. Gregorio Paltrinieri è alla sua quarta olimpiadi anche se ha “solo” 29 anni. In realtà 29 anni nel nuoto sono un peso non indifferente ma Greg li porta benissimo, non solo in vasca.

 

 

Nel modo di porsi con i compagni di squadra, nel suo essere capitano, è un fuoriclasse, tant’è che nel team azzurro del nuoto non si respira più l’aria pesante di una decina di anni fa, quando lo stesso Paltrinieri perla prima volta si affacciava alla squadra dei grandi. Niente più invidie, fastidi, gelosie ma un senso di unione anche se, staffette a parte, il nuoto resta uno sport individuale. Paltrinieri fa da chioccia a tutti i giovani talenti azzurri. È a disposizione se serve un confronto e spende sempre buone parole per loro. Ma non parole di facciata, questo è fortissimo e quell’altra pure: sono parole che testimoniano una profonda conoscenza delle qualità tecniche e umane di ognuno. Vuol dire che Greg, per queste Olimpiadi, ha dedicato tempo alla squadra oltre che a sé stesso.

E di cose da fare ne aveva. Prepararsi alle distanze lunghe sia in piscina sia nelle acque libere (e purificate, almeno così dicono) della Senna. L’appuntamento con la piscina è a La Défense Arena lunedì per le batterie degli 800 stile (poi eventuali finali) e sabato 3 agosto per quelle dei 1500 stile. In entrambe le gare Greg è già un medagliato olimpico: nel 2016 a Rio vinse l’oro nei 1500 e nel 2021 a Tokyo strappò invece l’argento negli 800 nonostante fosse arrivato con la mononucleosi. Se consideriamo che tre anni fa aggiunse pure un bronzo nella 10 chilometri in acque libere abbiamo il quadro di un fuoriclasse che ha raccolto meno di quanto meritava e che a Parigi, magari, potrà riscuotere il credito con la fortuna.

Venerdì 9 agosto gareggerà per la 10km di nuoto di fondo nel fiume parigino e potrà avere già una medaglia al collo dalla piscina oppure la cattiveria agonistica necessaria per una simile impresa. Con Greg, in qualsiasi caso, si casca in piedi. Anche perché stavolta sta bene, benissimo, e ha anche raggiunto una maturità tale da essere sereno. Il peso dell’Italia sulle spalle, quello del predestinato che a 17 anni partecipa alla prima Olimpiade e si dice non pienamente soddisfatto di un quinto posto. Greg è attualmente campione del mondo in carica dei 1500 m in vasca corta e degli 800 m in vasca corta, oltre che campione europeo in carica nella 10 km in acque libere. Altro che bollito, è ancora competitivo, solo che a differenza delle edizioni precedenti arriva con meno richieste da parte dell’Italia. Il bello è che prima di chiedergli tutto, gli dicevano che non sapesse nuotare.

Il suo stile libero era fin troppo libero secondo i canoni del nuoto. «Sono cresciuto sentendomi dire che nuotavo male. Molti allenatori hanno provato a correggere la mia bracciata ma più mi cambiavano, meno rendevo», raccontava a GQ. «Non sapevo se fidarmi o meno di quello che mi dicevano perché io mi sentivo bene nuotando così». Alla fine la svolta è stata il suo carattere: «Me ne sono fregato e sono andato avanti con il mio stile». Greg ha fatto «lo stronzo al punto giusto», come dice lui. Paltrinieri è la conferma vivente che il talento non ha una forma definita e che gli allenatori avrebbero in teoria il compito di individuarlo anche quando non rientra nei canoni. Greg è la prova che i campioni sanno inventarsi da soli e sanno pure reinventarsi quando sentono che ce n’è bisogno.

Negli sport di squadra, magari, cambiando ruolo. Nel nuoto, cambiando acque. Passare dalla piscina alle libere non è uno scherzo e continuare a gareggiare in entrambe lo è ancora meno. Vuol dire essere tra i migliori in due mondi simili solo nell’apparenza. È come avere due Gregorio Paltrinieri. Era già una fortuna averne uno, figuriamoci due. Capitano mio capitano.

 

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