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Parigi 2024, non solo Khelif. L'altra "intersex" vince? Occhio alla reazione della uzbeka

Andrea Muzzolon
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Non solo Imane Khalif: anche l’altra pugile intersex, la taiwanese Lin Yu-Ting, si è qualificata al turno successivo del tabellone olimpico. Agli ottavi di finale della categoria 57kg donne, Lin ha distrutto la sua avversaria. Con un netto 5-0 ai punti, ha superato la rappresentante dell’Uzbekistan, la 22enne Sitora Turdibekova. Un match a senso unico in cui le doti fisiche della boxer di Taipei hanno fatto la differenza: Lin ha sfruttato l’altezza e le sue lunghe leve per infliggere durissimi colpi alla sua sfidante, che però ha resistito fino alla fine senza arrendersi. Terminato l’incontro, l’uzbeka ha abbandonato il ring senza stringere la mano all’avversaria ed è scoppiata in lacrime. Una sconfitta durissima da digerire, specie avendo la consapevolezza che la partecipazione della taiwanese è quantomeno discutibile.

Lin Yu-Ting, dopo aver vinto i mondiali di categoria nel 2022 contro la nostra Irma Testa, era stata squalificata dall’Iba (International Boxing Association, ndr.) nell’edizione del 2023 a causa dei livelli troppo elevati di testosterone nel sangue. Proprio come successo alla Khelif nella categoria 66kg dopo non superato i test di genere. In virtù dei criteri di idoneità meno rigorosi del Cio, le due atlete sono però state ammesse alle Olimpiadi. Eppure, la polemica attorno alla loro presenza non accenna a placarsi.

 

 

 

Ai quarti Khelif se la vedrà con l’ungherese Luca Hamori, che sui social non ha risparmiato qualche stoccata alla futura avversaria. Su Instagram ha ricondiviso una storia in cui compare una sua foto, corredata dalla scritta «questa è la ragazza che domani combatterà contro un pugile uomo». Non solo: molti suoi fan hanno postato un fotomontaggio che la vede sul ring contro una figura demoniaca e lei ha prontamente ricondiviso tutto sul suo profilo. Nonostante le schermaglie, si è detta decisa a combattere con un lapidario «non ho paura». Appuntamento oggi alle 17.20. Intanto l'Associazione pugilistica ungherese ha reso noto di aver inviato una lettera di protesta al Comitato Olimpico in cui si è voluto «esprimere la nostra indignazione e chiedere al Cio di riconsiderare la sua decisione, che ha consentito a un atleta di entrare nel sistema di gare del Cio che era stato precedentemente bandito dai campionati mondiali». Anche la Russia ha voluto prendere posizione in merito alle atlete iperandrogine. Durissime sono state le parole del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha definito le Olimpiadi «vittima di manifestazioni pseudo-liberali che a volte rasentano la perversione». 

 

 

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