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Parigi 2024, che strano: Khelif ha vinto ancora. Con lei l'ideologia va a medaglia

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Ma guarda! Imane Khelif ha vinto ancora, strapazzando e spazzando via pure la sua avversaria ungherese di ieri. Decisione unanime dei giudici, match a senso unico, dominato in lungo e in largo, e così l’atleta dell’Algeria è volata in semifinale e verso una medaglia a questo punto sicura.

Ora, amici lettori, stando lontano dalle chiassate e dai toni beceri che non ci appartengono, la vera sfida è non farsi distrarre dai rumori di fondo e dalle furbate pseudoprogressiste, da chi cerca di spostare la nostra attenzione su aspetti francamente marginali, nel tentativo di offuscare il cuore del problema. Che resta invece quello che Libero ha sottolineato sin dal primo giorno: è semplicemente inammissibile che una persona con cromosomi e livelli di testosterone maschili sia ammessa a gareggiare in una competizione femminile. Peggio ancora: è allucinante che questo avvenga in uno sport di contatto, dove le conseguenze di una raffica di colpi alla testa possono essere gravissime.

L’ARTE DELLA DIVAGAZIONE

Questo è il punto dal quale vogliono costantemente defocalizzarci. Come? Divagando. E l’arte della divagazione ha assunto ieri le più diverse forme. Qualcuno ha sottolineato che il match con la pugile ungherese è stato tutto sommato più combattuto e meno squilibrato di quello con la nostra Angela Carini. Qualcun altro - incline al racconto sentimentale- si è soffermato sul fatto che stavolta a piangere per l’emozione, a fine match, è stata Imane. Altri ancora si sono persi in discettazioni di tecnica pugilistica. I più irriducibili continuano a twittare in modo compulsivo ricordando che anche Imane ha subìto delle sconfitte in carriera, mostrandosi battibile: il che, secondo loro, dimostrerebbe che il problema non esiste (...)

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