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Iba, Gabriele Martelli: "Pubblicare i test? Spetta alle pugili"

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Tommaso Lorenzini
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Polemiche o no, Imane Khelif batte la thailandese Suwannapheng (incontro modesto) e vola nella finale olimpica della categoria 66 kg. Ma la vera battaglia sul doppio caso delle pugili intersex (alle 21.30 la taiwanese Lin affronta la turca Yildiz nella semifinale dei 57 kg) è fuori dal ring. Il Cio ha definito «illegittimi» i test dell’Iba che hanno scatenato il dibattito, mettendone in dubbio la «credibilità».


E l’Iba? Ha rilanciato con una conferenza stampa lunedì, sottolineando che i primi test del maggio 2022 (sollecitati da atleti e allenatori presenti all’evento) erano stati condotti da un laboratorio indipendente di Istanbul, dove si svolgeva il Mondiale (oro per la taiwanese, argento per l’algerina nelle rispettive categorie). Risultati «avversi» giunti a competizione conclusa, mentre quelli «identici» rilevati il marzo successivo in occasione del Mondiale di Nuova Dheli arrivarono prima della competizione, tanto che le due ragazze non furono ammesse. Il motivo? «Cromosomi maschili». Il dottor Ioannis Filippatos, ex presidente del comitato medico dell’Iba e ginecologo/ostetrico con tre decenni di esperienza, ha spiegato in conferenza: «La medicina è conoscenza, non opinione, Un passaporto può darci l’opportunità di essere uomini, ma la natura e il mondo biologico non cambiano». Filippatos ha confermato che i risultati dei test di genere indicano che Khelif e Lin «sono “maschi”, lo dice il risultato medico». L’Iba ha spiegato che entrambe le pugili erano stati informate per iscritto dei risultati e avevano avuto l’opportunità di presentare ricorso. Lin non lo fece, mentre Khelif, pur avendolo inizialmente presentato, lo ritirò, chiudendo così il caso.


Gabriele Martelli, classe 1975, milanese, ex atleta dei carabinieri, due medaglie al valore sportivo, oggi è segretario generale ed head coach della Federazione pugilistica di Malta ma anche capo della commissione allenatori della Iba e spiega a Libero che «anche io ho partecipato alla conferenza di Parigi e non accetto che la discussione si sia spostata sulla inesistente disciriminazione sessuale e sulla politica quando per noi tutto è concentrato solo sulla sicurezza della boxe: le nostre preoccupazioni sono proteggere i pugili sul ring e da questa tempesta mediatica». Tempesta che però ruota attorno a una domanda inevasa: perché le due ragazze erano state fermate dall’Iba? «Non spetta a me entrare nei particolari medici, ma posso dire che è stato per la presenza di cromosomi maschili, non di testerone», continua Martelli, «mentre alla domanda “perché i test non vengono fatti vedere?” posso rispondere: abbiamo ricevuto una mail sia dal Comitato olimpico algerino sia da quello taiwanese che ci diffida dal pubblicarli. Le uniche che potrebbero dare l’ok sono le pugili».


Nessuno si attendeva «questa situazione, nessuno era pronto ad affrontare gli sviluppi e lo vediamo anche oggi», insiste Martelli, «per questo è necessario puntare sulla sicurezza delle pugili: il Cio le ha ammesse nonostante i test e il fatto che siano arrivate così avanti nel torneo olimpico non è sorprendente, perché sono due ragazze che lavorano e migliorano. Se però si dovessero aprire questo tipo di “porte” nella boxe senza alcuna precauzione, rischiamo in futuro di doverci pentire per qualche grave incidente». Martelli respinge poi le accuse che la Iba sia strumento di Putin e dei soldi russi: «Sono chairman della commissione mondiale ed europea, facciamo programmi formativi peri coach in cinque lingue e Krem lev mi lascia fare progetti senza metter bocca. La mia è una missione, sto nella Iba titolo gratuito: in che modo saremmo manovrati da Pu tin?».

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