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Juventus, la terza maglia è fenomenale

Alessandro Gonzato
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Almeno questo! In un calcio che elimina i raccattapalle, ennesima pedata al buono dello sport - geniali le menti della trovata - le terze maglie prodotte dall’Adidas sono un ritorno alle tradizioni: stemmi storici, colletti e bottoni. Niente divise fluorescenti, per alcune delle squadre più blasonate. Poi certo, 150 euro per la maglia ufficiale della partita - parliamo di quella della Juve - sono un attentato alle coronarie dei genitori che hanno un bambino, da codice rosso sicuro per chi ne ha di più. Tenete alla portata il defibrillatore.

Ecco: qui problemi di salute a parte va fatta una riflessione, perché è troppo facile lamentarsi delle maglie taroccate vendute fuori dallo stadio se per comprarne una originale devi accendere un mutuo. Andiamo oltre. Dopo anni di divise cangianti, verde militare e stramberie simili, il blu notte con disegno dorato della vecchia zebra sul petto, e il trifoglio tradizionale dell’Adidas, anche questo dorato, se non sono una benedizione per il portafogli lo sono per gli occhi. Riconciliano con un passato glorioso, di calcio anni ’80 e ’90 che sapeva di buono. Modello d’eccezione, per la Juve, Alex Del Piero, che ha posato con Rio Ferdinand (Manchester United), Zinedine Zidane (Real Madrid), Patrick Vieira (Arsenal) e Bastian Schweinsteiger, storica colonna del Bayern Monaco.

Del Piero è stato fotografato su campo da golf, e in effetti la nuova maglia, di fatto una polo, si può indossare in più contesti. È la stessa filosofia che la Umbro ha spesso seguito per le squadre inglesi: magliette da calcio ma non solo, e non a caso in Inghilterra sono sempre andate a ruba. Quella dello United, altro ritorno alle origini, ha il simbolo del diavolo (i Red Devils), bianca con righe orizzontali rosso e nere. Sobria anche quella del Real, tutta grigia con contorni bianchi su colletto e maniche. Azzurra e col tradizionale cannone quella dell’Arsenal. Beige con bottincino sul colletto, come quella della Juve, la maglietta del Bayern. E ancora, tornando in Italia: Lazio e Verona (sponsor diversi, Mizuno e Joma) hanno scelto il nero. La divisa dell’Hellas poi, ma in questo caso parliamo della prima, richiama quella dello scudetto dell’84/’85, di cui ricorre il quarantennale. Anni fa la Premier League decise di mantenere per almeno due annidi fila una delle mute di ciascuna squadra, questo per evitare che gli appassionati ogni stagione dovessero comprarne una nuova. Concetto troppo alto per il nostro calcio. Accontentiamoci dell’operazione nostalgia, decisa dagli sponsor tecnici.

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