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Paulo Fonseca, "non so perché": Milan ko, caos nello spogliatoio

Roberto Tortora
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Paulo Fonseca è l’allenatore del Milan? O è soltanto un accompagnatore di una squadra in autogestione? Perché, a sentire le parole in conferenza stampa post-partita del portoghese, a margine di quella che è la seconda sconfitta consecutiva tra campionato e Champions, sembra che nessuno lo ascolti nello spogliatoio rossonero. I due rigori falliti a Firenze, intercettati da De Gea prima su Theo Hernandez poi su Abraham, non dovevano essere calciati da loro, bensì da Christian Pulisic, il rigorista designato e, ad oggi, unico fuoriclasse vero del Diavolo.

Così Fonseca a MilanTV dà una risposta sconcertante: “Il rigorista è Pulisic, non so perché i giocatori hanno cambiato idea. Gli ho parlato e ho detto che non deve succedere più. Non doeve succedere mai più, l’ho detto ai giocatori. Sono inc***to, il tiratore è Christian”.

 

 

 

Preoccupanti queste dichiarazioni, sotto più sfumature. Preoccupa che un allenatore dia un’indicazione al gruppo e questo lo ignori completamente. Preoccupa che un allenatore si lasci catturare dall’umore di una sconfitta, additando la scusa del rigorista sbagliato, come se Pulisic, pur eccellente calciatore, non avesse potuto mai sbagliare un penalty. E preoccupa, soprattutto, la tenuta mentale di una squadra fragile, che sembra aver esaurito le proprie energie portando a casa il derby, considerando già archiviata la stagione.

 

 

 

La partita con il Bayer Leverkusen in Champions League, che ha portato alla seconda sconfitta consecutiva dopo quella interna contro il Liverpool, era stata già rivelatrice dei malanni di un Milan ancora non completamente guarito. I tedeschi viaggiavano a velocità doppia e solo nel finale i rossoneri erano riusciti a rendersi pericolosi per gli spazi che l’avversario concedeva.

Contro la Fiorentina altra prestazione opaca, con Moise Kean che ha sovrastato fisicamente Tomori, mai così in difficoltà nella sua esperienza milanista. La sosta placherà, forse, l’arrabbiatura, ma la vetta dista già cinque lunghezze e serve un netto cambio di passo. E di modulo, il Milan ha ampiamente dimostrato di soffrire con due soli mediani ed è forse ora di aggiungere lì un uomo per trovare maggior equilibrio. Certo è che Fonseca deve riprendere in mano lo spogliatoio, altrimenti senza timoniere la barca andrà alla deriva.

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