Lorenzo Musetti che oggi sfiderà Alcaraz nella semifinale degli Internazionali, ideale occasione di rivincita dopo la finale persa a Montecarlo, è sempre stato da top 10. E diventerà un top 5. Basta dargli il tempo che serve, senza pretendere che sia domani. Anche perché il tempo è relativo, ognuno ha il suo e non è mai stato corretto paragonare quello di Musetti a quello di Sinner. La pressione che ora ha Jannik, Lorenzo l’ha dovuta sopportare prima. Era troppa ed era troppo presto. Poi, come uno tsunami, è arrivato il Sinner numero uno al mondo ed è successo quello che in Italia capita di continuo: si cambia amore. E chi era il volto del futuro, diventa una comparsa del presente.
Ecco, Musetti ha avuto la forza di non farsi condizionare. Di andare al suo passo, al suo ritmo, senza correre dietro a Jannik, cosa impossibile per tutti, pure per un predestinato come lui. Lorenzo è diventato grande quando ha smesso di inseguire la grandezza. E lo ha fatto a modo suo. Nessuno nel circuito ai massimi livelli ha lo stesso allenatore che aveva quando era un fanciullo bravo a colpire la pallina. Simone Tartarini allena Musetti da quando quest’ultimo aveva otto anni, ed è ancora lì. Niente supercoach. C’è sempre stata la volontà di lavorare insieme e di riuscire insieme a trasformare i pochi difetti in pregi. Il rovescio a una mano era tra i secondi un decennio fa, ma il tennis ha iniziato a benedire i bimani e allora sembrava essere diventato un difetto. Peggio: una condanna.
Sinner in semifinale: il colpo con cui ha travolto Ruud
Jannik Sinner travolge il norvegese Casper Ruud agli Internazionali di Roma e vola in semifinale. Il numero uno al ...Musetti ha prima imparato a conviverci, poi ad apprezzarlo, infine ad amarlo. La nascita di Ludovico, poco più di un anno fa, lo ha aiutato a pensare ad altro e non più solo a sé, all’arrivare, al rispettare quelle premesse (perché di promesse non ne ha mai fatte). E la maturità gli ha dato la forza di cambiare. Il servizio, ad esempio, che da qualche mese è diverso, con una partenza più alta. Non bellissimo da vedere e finalmente Musetti ha qualcosa di meno bello ma più efficace. La progressione non è visibile nei piazzamenti degli ultimi due anni ma negli scalpi. Certo, la semifinale di Wimbledon 2024 e il bronzo olimpico a Parigi sono stati la svolta che hanno portato la finale di Monte Carlo di qualche settimana fa e la semifinale di Madrid della scorsa settimana. Mala consapevolezza si misura nell’aver battuto tre top-10 l’anno scorso e già quattro quest’anno con Zverev. Facciamo cinque? Proviamoci. Il giudizio del pubblico, intanto, si è fatto più silenzioso. Non c’è più il rumore delle critiche. Peccato solo non si senta ancora l’eco delle scuse. Ci vorrebbero.