«Tempo di emozionarmi non ne ho. Forse, un minuto prima del via, all’inno, vedendo i miei genitori in tribuna o pensando a mia sorella...». Così si era espresso Rino Gattuso alla vigilia di Italia-Estonia, la gara che segna il suo debutto sulla panchina azzurra. E ieri a Bergamo, in effetti, al momento dell’inno di Mameli il neo ct ha messo subito a dura prova le corde vocali. Il resto della sua proverbiale carica agonistica Ringhio lo conserva per motivare gli azzurri durante la partita, ma non solo.
Perché spesso a dargli il cambio come testimonial della garra ci hanno pensato i vice Luigi Riccio e Leo Bonucci. Così il ct ha avuto tempo e modo di teleguidare anche la sua creatura tattica, parecchio diversa rispetto a quella del predecessore: Luciano Spalletti.
L’Italia si presenta in campo per ovvie ragioni (in casa contro l’Estonia, 126esima potenza del calcio mondiale, col ko contro la Norvegia sul groppone) con un assetto offensivo, ma da una vita non lo si vedeva fare con un “classico” 4-4-2. Che poi classico lo è solo sulla lavagnetta perché gli esterni del centrocampo sono Zaccagli e Politano, cioè due esterni offensivi, e perché in fase di impostazione la difesa diventa a 3 per permettere anche a Dimarco di proiettarsi in avanti. Sicché, violentando un po’ la matematica, si potrebbe dire che l’Italia di Gattuso giochi per larghi tratti con un 3-2-5.
BOMBER
Nonostante ciò, la gara non si sblocca nemmeno con i 17 tentativi (4 nello specchio della porta) azzurri nel solo primo tempo. Merito del portiere estone Hein, superbo su Retegui e Tonali, e demerito nei nostri bomber Kean e lo stesso Retegui, bravi a duettare tra loro ma un filo imprecisi sotto porta.
Il gioco comunque c’è, come pure il giusto mix tra coraggio e pazienza pensato da Gattuso. All’ora di gioco, finalmente, arriva pure il gol, quando il centravanti della Fiorentina spinte in rete sottomisura un pallone impossibile da sbagliare (come quello che però riesce comunque a schiaffare sul palo 20 secondi dopo). Col vantaggio in tasca Rino proietta agonismo sui suoi per tenere più alta possibile la concentrazione. Ma se gli scettici erano già pronti a rimproverargli un atteggiamento troppo verace, Gattuso si tiene. Resta lucido. E la sua Italia pure, riuscendo a trovare il raddoppio con Retegui che spazza via l’ansia da prestazione e premia la scelta tattica di schierare le due punte.
La Nazionale allora gioca a briglia sciolta, ne fa addirittura 5 (Raspadori, Retegui che firma la doppietta e Bastoni) e veleggia verso la prima di una serie di vittorie (ne serviranno altre 5) fondamentali per sperare di qualificarsi al Mondiale senza dover passare per i terrificanti spareggi. Per questo, per via del divieto assoluto di sbagliare, l’esordio di Gattuso al netto dell’avversario dev’essere considerato tutt’altro che soft. Perché la Nazionale ora deve giocare prima di tutto contro se stessa. E quella di Rino, tra carattere e freschezza tattica, sembra avere i crismi per poter vincere.