Igor Tudor non era la prima scelta della Juventus, ma sta lavorando per dimostrare di essere quella giusta. La situazione è complessa perché la storia e il blasone della Juventus impongono al tecnico di provare a vincere in un anno che è chiaramente di transizione. In estate è iniziata una rivoluzione societaria con l’arrivo di Comolli, la squadra lasciata dal duo Giuntoli-Motta è un mezzo disastro e migliorarla non è facile perché bisogna tenere in conto il bilancio in rosso. In questo quadro complesso a Tudor spetta il compito più difficile, quello di ottenere risultati. Di certo il tecnico si sta ponendo nella maniera giusta ed si sta facendo apprezzare dal popolo bianconero. La “juventinità” gioca sicuramente a suo favore, ma non è solo quello: Tudor ha carattere, è rispettato dai giocatori e sta riportando la Signora a fare la voce grossa. Letteralmente, visti i toni duri usati dopo il pareggio con il Verona. In quell’occasione il croato ha puntato il dito contro gli orrori arbitrali, tra il rigore fischiato a Joao Mario e l’espulsione smarrita ad Orban. Il designatore Rocchi ha ammesso le sviste del direttore di gara Capuano, ma al tempo stesso ha invitato ad abbassare i toni. E invece bisogna alzarli per far tirare la testa fuori dalla sabbia a questi arbitri mediocri. Alla vigilia della sfida con l’Atalanta il tecnico ha comunque archiviato il caso: «Sono robe di calcio, non ho altro da aggiungere. Ora andiamo avanti».
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Giusto così, c’è un tempo per discutere di arbitri e adesso a parlare deve essere il campo, dove la Juventus è attesa da una partita cruciale. Tudor è partito bene a livello di risultati, dato che è ancora imbattuto tra campionato e Champions, ma dal punto di vista tattico c’è un certo margine di miglioramento. Solo il tempo ci dirà se la scelta di insistere sul 3-4-2-1 con i giocatori attuali sia la migliore: di certo c’è che questo sistema espone le fragilità difensive della squadra, legate a un centrocampo che, all’infuori di Thuram, è inesistente. E dietro al fianco di Bremer non ci sono altri difensori di alto livello, anzi...
Qui si torna alle difficoltà conclamate in sede di mercato, con la Juve che ha fatto un gran lavoro sulle cessioni e si è dovuta accontentare di una squadra incompleta e debole in alcuni ruoli cruciali. Tudor è quindi ripartito dalle sue certezze, ovvero la difesa a tre e l’asse Bremer-Thuram-Yildiz. Questa Juve ha un grosso potenziale offensivo, ma ancora deve trovare l’assetto giusto, anche perché ci sono David, Vlahovic, Openda, Conceiçao e Zhegrova che lottano per due soli posti nell’attuale scacchiere tattico.
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I campionati si vincono però a centrocampo, che il reparto che dà equilibrio alla squadra: non a caso il Napoli campione in carica ha il centrocampo più forte e completo, mentre il Milan che si propone come principale sfidante lo ha appena rimesso a nuovo con gli innesti eccezionali di Modric e Rabiot. La Juve invece ha Thuram che è un cavallo di razza e tanti dubbi: Locatelli a due fa grande fatica, forse si potrebbe provare McKennie in quel ruolo. Farebbe comodo Koopmeiners, ma più passano le settimane e meno sembra probabile la sua resurrezione calcistica.
La sfida di oggi sarà indicativa: l’Atalanta è un’altra squadra molto propositiva, la Juve potrebbe quindi impostare la partita in maniera conservativa, come fatto con Inter e Borussia Dortmund. Una scelta che però ha portato i bianconeri a subire la bellezza di 7 reti, pur riuscendo a ribaltare i nerazzurri e a rimontare i tedeschi. «Lavoriamo sulla strada tracciata - ha dichiarato Tudor alla vigilia, escludendo cambiamenti tattici, in particolare l’utilizzo delle due punte poi davanti ho tre elementi forti da poter scegliere, sicuramente ci sarà spazio per tutti». Se la strada tracciata è anche quella giusta potrà indicarlo la partita di oggi, con Juric che sta trovando la famosa quadra all’Atalanta. Tra l’altro la Dea evoca brutti ricordi ai bianconeri: l’ultima volta all’Allianz ha vinto 4-0, certificando la crisi di Thiago Motta.