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Jannik Sinner e gli elettrodi: l'ultima frontiera contro i guai fisici?

di Lorenzo Pastugliamartedì 7 ottobre 2025
Jannik Sinner e gli elettrodi: l'ultima frontiera contro i guai fisici?

(Ansa)

2' di lettura

A Shanghai, il caldo ha trasformato il tennis in uno sport estremo. Jannik Sinner, piegato dai crampi e costretto al ritiro, è diventato l’immagine simbolo di un circuito ormai in lotta contro il clima e contro i limiti del corpo umano. Come racconta La Stampa, la scena del campione altoatesino, sorretto dal fisioterapista, ha spinto molti a chiedersi se il tennis debba cambiare approccio: non solo nella preparazione fisica, ma anche nella tecnologia che la accompagna.

Nei tornei asiatici, i giocatori affrontano temperature tropicali e umidità altissima. Le strategie per sopravvivere comprendono un consumo quotidiano di cinque o sei litri di bevande ricche di sali minerali, pasti calibrati con il giusto rapporto tra carboidrati e proteine e lunghi cicli di sonno per favorire la riparazione muscolare. In particolare, si legge, "5-6 litri al giorno di bevande ricche di elettroliti e minerali (in un allenamento se ne possono perdere 2 o 3), dopo il match reidratazione con sodio, potassio, magnesio, e un pasto ricco di carboidrati (3-1 il rapporto con le proteine) perché sotto sforzo è più facile assimilarli senza alzare la glicemia". Per la nutrizionista Laura Gogioso, "non esiste un atleta standard — dice — ognuno reagisce in modo diverso all’idratazione e alla perdita di elettroliti. Uno strumento raffinatissimo è l'HRT (Heart Rate Variability). Aiuta a stabilire quanto tempo passa fra un battito e l'altro, che non è mai identico”.

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Per questo il tennis sta entrando in una nuova era scientifica. Sensori applicati alla pelle, cerotti che analizzano il sudore e dispositivi per monitorare glicemia, battito e temperatura corporea stanno diventando strumenti comuni. L’obiettivo, racconta il quotidiano torinese, è creare un “gemello digitale” dell’atleta: un modello personalizzato, capace di anticipare cali di energia e suggerire in tempo reale come compensarli. 

C’è poi la frontiera degli elettrodi intelligenti, come lo Shoulder Pacemaker, che analizza i movimenti del braccio e “rieduca” i muscoli pigri a riattivarsi al momento giusto. Una tecnologia dal costo di circa 5 mila euro, già usata in vari sport per prevenire infortuni e migliorare la precisione del gesto tecnico. Il tennis di oggi si gioca sempre più tra biologia e algoritmi. E mentre i campioni cercano sollievo dal caldo, la sfida più grande sarà capire fin dove può spingersi la scienza prima di cambiare per sempre la natura di questo sport.

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