L’Italia va in Estonia a vincere e convincere, pochi minuti dopo che la Norvegia ha cancellato qualsiasi falsa speranza di agganciarla al primo posto. Una speranza, va detto, che nutriva solo chi non guarda le partite, perché la Norvegia è chiaramente fortissima, più di noi. Ed è stato proprio questo il problema: l’abbiamo sottovalutata. Meglio: l’hanno sottovalutata. Il ct precedente e la Federazione.
Della gestione Spalletti, la trasferta a Oslo è di gran lunga peggiore dell’Europeo, non tanto per come è stata giocata ma per come è stata preparata, con una spocchia immotivata e una superficialità imperdonabile. Non si è nemmeno dato un banale sguardo al calendario che prevedeva la prima partita in trasferta in Norvegia e l’ultima in casa: la prima e l’ultima, con in mezzo tutto il resto. Bisognava andare a Oslo con umiltà a strappare un pareggio che sarebbe valso l’occasione di giocarsela in casa. Serviva un atto di umiltà che Spalletti non ha avuto e che la Federazione non ha imposto. Con i “se” non si fa la storia, ma era doveroso intuire prima dell’inizio del girone la necessità di un cambio, perché la gara d’esordio era la più complessa e importante.
Questa superficialità, anzi, questa spocchia, ci costa i playoff, se va bene. Per fortuna Gattuso ce la sta togliendo. È un ct nato, il suo è il ruolo ideale sia per la dialettica sia per le scelte che sta facendo. Da un mese ripete che l’obiettivo sono i playoff, che non sono scontati, che si rischia di perdere pure quelli e che Israele non è uno scherzo. Sta preparando queste gare esattamente come non era stata preparata la Norvegia: con rispetto, la giusta tensione, e facendo sentire questa Italia più piccola di quanto non si creda. Questi siamo, una Nazionale di secondo livello, da secondo posto, non di più.
Italia, vittoria agrodolce in Estonia: il primo posto resta è un miraggio
Serata agrodolce per l'Italia a Tallinn. I ragazzi di Gattuso prima assistono impotenti alla goleada della Norvegia ...REALISMO
Quello di Gattuso è un saggio di realismo. Non si sentono più i discorsoni della serie «siamo fortissimi» della gestione precedente, «abbiamo i fuoriclasse» quando non è vero. E nemmeno tutta quella filosofia tattica: Gattuso è molto Lippi nel modo di gestire l’Italia. Il 4-4-2 che presenta in Estonia funziona perché permette ai giocatori di connettersi tra loro. C’è ancora qualche forzatura, soprattutto nella coppia Bastoni-Calafiori, ma il resto inizia a incastrarsi. Soprattutto le due punte vicine, che siano Kean e Retegui o Retegui e Pio Esposito. Non a caso segnano tutti e tre, e per Pio è il primo gol, a conferma che 20 anni sono più che sufficienti per giocare in Nazionale maggiore, laddove c’è qualità. Il doppio centravanti non si usa nel calcio contemporaneo? Non importa, se funziona per noi, perché farne a meno. In questo Rino è esemplare, pragmatico e pratico, non ha il bisogno egoistico di ben figurare agli occhi degli altri per farsi confermare o apprezzare. È un puro, in questo senso. E l’Italia ne aveva maledettamente bisogno.
Queste partite servono a darsi una forma, a mettere certezze in vista di Israele e, si spera, dei playoff. Playoff a cui dobbiamo arrivare con un assetto che funziona, con gerarchie chiare, senza dubbi. La gara in Estonia, perciò, è più di un mattoncino: è un intero piano del palazzo. Gattuso ha detto chiaramente che questo 4-4-2 asimmetrico funziona e che contiene variazioni utili: esterni più o meno offensivi, più o meno autentici, potranno rendere l’Italia flessibile. Sì, dobbiamo esserlo. Non siamo abbastanza forti da imporre il nostro gioco. Dobbiamo adattarci agli altri, sia quando sono più deboli come l’Estonia, sia quando sono più forti. Lo stiamo capendo ora. Tardi per il primo posto, ma speriamo in tempo per i playoff.