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Juventus senza rete

di Claudio Savellivenerdì 24 ottobre 2025
Juventus senza rete

3' di lettura

Avevamo lodato il mercato della Juventus, vero? A inizio settembre celebravamo l’abbondanza dell’attacco bianconero che nell’ultimo giorno aggiungeva Zhegrova e Openda a un reparto che già contava David, Vlahovic, Conceicao e il gioiello Yildiz. Un reparto faraonico, il più profondo d’Italia. Ebbene, ci siamo dimenticati di un fatto vecchio come il calcio: quantità non è sinonimo di qualità. Anzi, a volte è proprio la quantità a oscurare la qualità, o a spingerci a sopravvalutarla. Ecco, la Juventus ci sta ricordando questo adagio che dimentichiamo in sede di mercato. Dopo le abbuffate- a questo punto casuali - contro Inter e Borussia Dortmund (4-3 e 4-4), è diventata improvvisamente sterile. I numeri sono un elettrocardiogramma piatto: solo 4 reti segnate nelle successive 6 gare, e addirittura zero nelle ultime tre. Un collasso offensivo inspiegabile, se non si analizzano le radici del problema. Il problema è che la Juventus arriva anche davanti alla porta, ma poi delega troppo, quasi tutto, alla creatività estemporanea dei suoi trequartisti. Non riesce a proporre un’azione da gol pulita, “di squadra”, perché il sistema non la supporta. I centrali difensivi non si prendono alcuna responsabilità nella rifinitura della manovra, gli esterni sono nulli da questo punto di vista – anche un esterno creativo come Cambiaso è involuto – e i due centrocampisti sono troppo impegnati a tappare i buchi, costantemente in inferiorità numerica per mantenere un minimo di equilibrio.

SENTENZA
I dati delle ultime tre, desolanti partite contro Milan, Como e Real Madrid sono una sentenza: in 270 minuti, la Juventus ha prodotto la miseria di 10 tiri nello specchio della porta, generando xG complessivi di appena 2.9. Meno di un gol “atteso” a partita. Vero che gli avversari erano di valore, ma anche la Juventus dovrebbe esserlo. È la fotografia di una squadra che non crea, non è pericolosa, non sa come fare male. Ma il problema non è solo di sistema, è anche di gerarchie. O meglio, della loro totale assenza. L’attacco continua a cambiare interpreti senza trovare un padrone. Né Vlahovic, né David, né Openda si sentono titolari inamovibili e questa incertezza erode la fiducia, bene primario che permette aun centravanti di essere efficace. È la conferma che il mercato impostato da Comolli e Modesto, almeno per ora, è errato. Accatastare giocatori di talento nel reparto offensivo, senza una logica tattica precisa, non sta portando a nulla. Peraltro, i tre centravanti sono diversissimi tra loro, e la presenza di uno o dell’altro cambia la natura stessa della squadra: Vlahovic dà profondità, Openda riesce a spaziare anche in largo, ma nessuno dei due ha il senso della manovra di David, il quale a sua volta non attacca lo spazio.
Si potrebbe giocare a due punte?

Sarebbe una soluzione logica, non fosse che così facendo si dovrebbe sacrificare Yildiz, e l’intera Juventus, oggi, è fondata su di lui. È un cortocircuito tattico che Tudor può risolvere solo con scelte forti e, probabilmente, contrarie alla linea della società (ovvero: Vlahovic titolare nonostante sia a scadenza). Considerando che la vittoria manca dal 13 settembre, e che 7 partite è la striscia più lunga senza vittorie dal maggio 2009, finale della gestione Ranieri (8 gare in quel caso), le prossime partite contro Lazio (domenica), Udinese (infrasettimanale) e Cremonese diventano degli esami senza appello, prima della sfida con lo Sporting in Champions, dove una vittoria sarà obbligatoria per non mettere a rischio persino i playoff. In questo mese cruciale, Tudor deve compiere una scelta, tra le altre: deve decidere chi è il suo centravanti. Altrimenti la stagione della Juventus e il suo incarico rischiano di accartocciarsi, a fine ottobre, in questa sterile e confusionaria abbondanza.