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Calcio, vietano agli arbitri

parlare su Facebook

Silvia Tironi
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Gli arbitri si guardino bene da Facebook e compagnia bella: il nuovo presidente dell'Associazione italiana arbitri (Aia), Marcello Nicchi, aveva sì promesso maggiore libertà di parola ai direttori di gioco, ma oggi ha fatto dietrofront. In una circolare trasmessa ieri dal sito dell'associazione, Nicchi sottolinea che agli arbitri è vietato fare dichiarazioni che non abbiano ricevuto un'autorizzazione preventiva, anche attraverso internet e social network come Facebook o anche i blog. “Agli arbitri è fatto divieto di fare dichiarazioni in luogo pubblico”, si legge nel documento, “anche a mezzo e-mail, propri siti internet, e di partecipare a gruppi di discussione (come quelli di ultima generazione sul genere Facebook), mailing list, forum, blog o simili”. Dunque niente dichiarazioni e niente iscrizione ai forum di discussione che sorgono nella rete. Anche se c'è da dire che basterebbe spacciarsi per un'altra persona, con un nome falso, e aggirare la normativa. Chi verrà pizzicato rischia il deferimento dalla Procura arbitrale. L'ultimo ad aver subito questo trattamento è stato Gianluca Paparesta, lontano dai campi di gioco per motivi tecnici: dal suo blog ha infatti continuato a riportare i testi di intercettazioni risalenti all'epoca di Calciopoli. Nicchi, in conclusione, ha però voluto sottolineare che la nota è diretta in particolare agli arbitri più giovani, i “più portati a ricorrere ai mezzi di comunicazione informatica”.

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