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Immigrazione, così i migranti possono evitare l'espulsione grazie al Covid: "Ormai lo conoscono tutti"

Luciana Lamorgese

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Gli immigrati sono diventati una questione marginale da quando l’Italia è alle prese con il Covid, anche se per una parte politica rimane comunque prioritaria, come si può facilmente intuire dai costanti attacchi al ministro Luciana Lamorgese. La quale più che sui migranti, il vero disastro in questa estate l’ha combinato sul rave party di Viterbo, ma quella è un’altra (brutta) storia.

 

 

Il Giornale nell’edizione odierna ha svelato un “trucchetto” di cui si stanno avvalendo gli immigrati irregolari: praticamente sfruttano le regole sanitarie dell’emergenza coronavirus per evitare le espulsioni. La testimonianza arriva dal centro di via Corelli, a Milano, ma pare che il problema sia comune a diverse altre strutture italiane, con le Regioni che avrebbero deciso di discuterne per trovare una soluzione. “L’escamotage è semplice - ha spiegato Riccardo De Corato, assessore meloniano alla Sicurezza della Lombardia - basta rifiutarsi di eseguire il tampone”.

 

 

Non sottoporsi al test equivarrebbe quindi a rimanere in Italia, dato che le compagnie aeree e marittime richiedono con certificazione che i passeggeri siano negativi al Covid. “Succede che persone destinatarie di espulsioni - ha raccontato l’assessore De Corato al Giornale - dopo aver commesso magari reati come rapina o stupro, dopo 120 giorni possono tornare libere. È chiaro che questo trucchetto è ormai risaputo da chi è nella struttura: tutti lo usano perché sanno che non esiste una legge che gli obblighi a sottoporsi al tampone”.

 

 

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