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Ong, Molteni: "Sequestri e confische, come le fermeremo"

Fausto Carioti
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«Per il nostro governo, legittimato da un ampio consenso popolare, vale il principio per il quale in Italia non si entra illegalmente. Difendere confini e frontiere è un dovere. Non si arretra nel contrasto a scafisti e trafficanti». Nicola Molteni, classe 1976, deputato leghista alla quarta legislatura e sottosegretario all'Interno, parla la lingua della franchezza. Anche nei confronti della Ue, per la quale le navi delle Ong non sono diverse dalle altre imbarcazioni: «Le Ong sono una calamita di immigrazione clandestina», risponde Molteni.

 

 

 

Quando arriverà il vostro pacchetto di norme contro l'immigrazione clandestina?
«Stiamo lavorando su più tavoli, inclusi quelli europei, anche grazie alle importanti interlocuzioni bilaterali che il ministro Piantedosi ha avuto in Germania al G7. Le aperture del commissario europeo agli Affari interni, la svedese Ylva Johansson, sono state significative. Attendiamo i prossimi vertici europei, dove porteremo le nostre proposte in termini di contrasto all'immigrazione illegale, valorizzazione dei canali legali, rimpatri e accordi con i Paesi di partenza e transito. E ovviamente non tralasciamo il piano nazionale. I tempi dovranno comunque essere celeri: ripristinare l'efficacia di importanti norme di deterrenza all'immigrazione illegale e alle violazioni compiute dalle Ong è una priorità».

Vi siete impegnati a ripristinare i decreti sicurezza del 2018 e 2019, ma le nuove norme dovranno essere diverse da quelle contenute in quei provvedimenti, che in parte furono bocciate dalla Corte costituzionale.
«I decreti sicurezza di Salvini portarono risultati straordinari. Diminuirono gli sbarchi, che al 5 settembre 2019 si attestarono a meno di cinquemila. Si ridussero le partenze e soprattutto la drammatica contabilità di morti e dispersi nel Mediterraneo. Quei decreti trovarono apprezzamento sui tavoli comunitari. Fu chiaro a tutti che l'Italia era tornata a difendere legittimamente i confini nazionali, e insieme a essi quelli europei. Le modifiche del governo Conte 2 furono peggiorative della loro efficacia. Terremo buoni i suggerimenti dell'epoca, ma non consentiremo alle Ong straniere e private di scegliere i porti di attracco, che sono sempre italiani».

Con quali strumenti contate di riuscirci?
«Torneremo, con intelligenza, a sequestri e confische amministrative, che si sono dimostrati importanti strumenti di deterrenza. Ricordo che il primo ministro dell'Interno che aprì una contrapposizione con le Ong fu Marco Minniti, con l'accordo pattizio del "Codice di Condotta": regole chiare, ma non codificate in un testo di legge. Noi vogliamo fare quel testo di legge».

 

 

 

La Commissione europea ha fatto sapere che le Ong non possono essere trattate in modo diverso dalle altre imbarcazioni.
«Le Ong non salvano naufraghi, ma trasbordano e trasportano migranti. Anche Frontex, l'agenzia Ue della guardia di Nicola Molten frontiera, ha confermato che esse sono un "pull factor", un fattore di attrazione dell'immigrazione illegale. Non concederemo le chiavi di ingresso del nostro Paese alle Ong. Così come non consentiremo che siano gli scafisti a selezionare gli ingressi. La vigilanza di confini e frontiere spetta agli Stati. Lo fanno i francesi, gli spagnoli e i greci: perché non dovremmo farlo noi?».

Insisterete sul principio per cui la responsabilità dei migranti imbarcati ricade sullo Stato di bandiera della nave delle Ong?

«Certo. La responsabilità dello Stato di bandiera nella gestione degli sbarchi deve essere una regola. Chiederemo che sia applicata anche a liveli (LaPresse) lo Ue».

Parigi ha fatto sapere che gli immigrati della Ocean Viking sbarcati a Tolone saranno detratti dal numero di coloro che la Francia si è impegnata a rilocalizzare nel quadro degli accordi con l'Italia. Lo ritenete giusto?

«Ad oggi siamo a 93mila sbarchi in Italia. Abbiamo 103mila persone in accoglienza, oltre a 172mila ucraini, e dalle Ong, negli ultimi due anni, sono stati traghettati altri 20mila migranti. Il sistema dell'accoglienza in Italia è in sofferenza e i sindaci devono gestire i minori stranieri non accompagnati, un fenomeno complesso per le autonomie locali. I francesi, con la dichiarazione politica del Meccanismo di distribuzione del giugno 2022, si sono impegnati ad accogliere 3.500 migranti. Ad oggi ne sono stati distribuiti in Francia 38, 74 in Germania, 5 in Lussemburgo, attraverso procedure "selettive", e sulla Ocean Viking ve ne erano 231. Ci attendiamo responsabilità e il rispetto degli accordi sottoscritti. Un totale cambio di rotta rispetto a quanto visto sinora».

L'incidente con Parigi si può considerare chiuso?

«Non abbiamo mai avuto l'intenzione di aprire conflitti con nessuno, neppure con Parigi. Le dichiarazioni di alcuni esponenti francesi sono state sproporzionate. Il governo italiano coniuga fermezza e rispetto degli obblighi umanitari e chiede rispetto e collaborazione. Il problema dei migranti non può essere solo a carico dell'Italia. Anche perché bloccare i movimenti primari nei "Five Med", i cinque Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, significa bloccare i movimenti secondari che interessano i Paesi dell'Europa centrale. Difendendo i confini nazionali, difendiamo anche quelli europei».

Sono necessari pure i rimpatri, per i quali servono accordi bilaterali con i Paesi di provenienza. A che punto siete?

«Oggi siamo a meno di 4mila rimpatri, troppo pochi. In cima alla classifica delle nazionalità di sbarco ci sono tunisini, egiziani e bengalesi: migranti economici che non scappano da guerre e persecuzioni, per i quali i dinieghi delle domande di asilo sono sistematici. Lavoreremo sugli accordi bilaterali con i Paesi di partenza e transito, anche prevedendo quote premiali di ingressi legali per chi contrasta le immigrazioni illegali. E sui rimpatri si dovrà introdurre un meccanismo centralizzato da parte delle istituzioni comunitarie. È una sfida complessa, ma va affrontata nei prossimi vertici europei, partendo da quello del 25 novembre».

È davvero convinto che questa possa essere la volta buona?

«Vedremo. Di sicuro la posizione del governo italiano ha riaperto il capitolo migrazioni, che a livello europeo era finito in secondo piano. Il lavoro sin qui svolto dal ministro Piantedosi è stato di grande apprezzamento e utilità». 

 

 

 

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