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Immigrati, la Svezia frena: "Nessun accordo sulla ripartizione nel 2023"

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Si chiudono le porte della Svezia. Il paese non intende partecipare alla ripartizione dei migranti, almeno non ora. "Faremo sicuramente avanzare il lavoro. . . con tutta la forza. Ma non ci sarà un patto migratorio completato durante la presidenza svedese". Con queste parole Lars Danielsson, rappresentante svedese presso la Ue, allontana l'ipotesi di un accordo a livello europeo sui migranti.

Al Financial Times la presidenza svedese, che il primo gennaio ha assunto l’incarico per la prima metà dell’anno, ricorda che i rifugiati in fuga dalla guerra in Ucraina e gli arrivi di clandestini in Europa attraverso il Mediterraneo e i Balcani hanno raggiunto livelli mai visti dal 2015, aumentando la pressione sui Paesi Ue perché approvino il più volte rinviato "patto sui migranti", proposto dalla Commissione nel 2020. Quest'ultimo punta a ridurre l’impatto dei flussi sui Paesi di primo arrivo.

Le parole di Danielsson sono chiarissime: il patto si farà ma non in tempi immediati. Eppure ecco che la sinistra prende la palla al balzo, dimenticando il braccio di ferro con i "buonisti" di Parigi. "A fare i sovranisti trovi sempre qualcuno più sovranista, che difende solo gli interessi del proprio Paese. La destra europea, i migliori amici del governo Meloni", scrive su Twitter il deputato dem, Enzo Amendola. Peccato che anche la Francia, non più tardi di un paio di mesi fa, minacciò di venire meno agli accordi sulla "ripartizione". In quel caso nessuno dal Partito democratico accusò Macron.

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