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Cutro, il documento che svela le menzogne della sinistra

Alessandro Gonzato
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Spara a palle incatenate, Repubblica. Il bersaglio, sai la novità, è il governo Meloni, “Le Regole della vergogna”, titola, ma le bordate in realtà sono scoppietti. Micette. Balle incatenate. La “vergogna”, per Repubblica, è quella di Cutro, e consisterebbe in “un protocollo del Viminale sulle modalità di soccorso: monitorare i barconi senza uscire allo scoperto”. “Così la Guardia Costiera non è intervenuta”, aggiunge. “Il documento che spiega la strage”. Addirittura. E cosa c’è scritto? Che “a prescindere dalle modalità con cui si è venuti a conoscenza della presenza del natante (...) i mezzi in pattugliamento devono limitarsi ad assicurare il monitoraggio dei movimenti (della barca, ndr) tenendo informati gli altri mezzi aeronavali”.

 

 

Peccato che il documento sia stato firmato il 14 settembre 2005 e poi superato dall’inizio dell’attività di Frontex, l’Agenzia europea della Guardia di Frontiera e Costiera a cui è affidato il controllo aereo delle frontiere esterne dello spazio Schengen e dell’Ue. E infatti è stato l’aereo di Frontex “Eagle 1”, la sera del 25 febbraio (qualche ora prima del naufragio del caicco), a girare il filmato in cui si vede che l’imbarcazione naviga in buono stato nello Jonio. Il velivolo peraltro compie diversi passaggi sopra il caicco. “Così la Guardia Costiera non è intervenuta”? Complicato, se i naufraghi non possono lanciare l’Sos (Rep “ignora” anche questo) perché gli scafisti usano un sistema - ne abbiamo scritto ieri e abbiamo riportato le testimonianze dei superstiti - che mette fuori uso i cellulari dei migranti, che dunque di fronte a Cutro non hanno potuto chiedere aiuto. Gli scafisti poi di fronte alle coste italiane hanno virato per non essere intercettati.

 

 


A Cutro, inoltre, non è stato rilevato alcun allarme da parte di Frontex. Che ha iniziato le operazioni sulla rotta Italia-Tunisia nel 2017, in Libia nel 2018 e poi le attività si sono ulteriormente estese. Repubblica sottolinea che “le regole della vergogna” sono state firmate dall’allora ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, “governo Berlusconi”. Ma ci chiediamo: quanti governi molto meno vergognosi di centrosinistra si sono alternati dal 2005 a oggi, che quelle regole potevano cambiarle? Due anni di Prodi, uno di Letta, 2 di Renzi e Gentiloni, in mezzo ce ne sono altri 2 di Monti che Pdl a parte era supportato da tutta la sinistra. Gran finale i due 2 di Conte (Pd e M5S). Basta così? No. Il documento “della vergogna” del 14 settembre 2005 (accordo tecnico-operativo) è stato sottoscritto da uomini delle istituzioni: prefetti (Alessandro Pansa), ammiragli, generale della Finanza, comando generale delle Capitanerie di porto, comando generale dei Carabinieri. Il prefetto Pansa era autorità di polizia (direttore centrale dell’immigrazione), poteva solo coordinare l’attività contro l’immigrazione illegale, non entrare nei salvataggi in mare, competenza della Guardia Costiera. E ancora.


La direttiva 2019 firmata dall’allora ministro dell’Interno Salvini - documento che riporta Repubblica “chiede ai vertici delle forze dell’ordine di attenersi scrupolosamente alle indicazioni operative al fine di prevenire l’ingresso illegale di immigrati” non interviene su ricerca, soccorso e salvataggio in acque internazionali né italiane, né tocca il rispetto degli obblighi internazionali di salvaguardia delle vite. In più mette in chiaro che “l’interesse pubblico a contrastare il traffico illegale dei migranti è speculare al primario interesse di salvaguardare le vite in mare”. Obiettivo primario di Salvini è quello di “evitare” che i migranti “siano sfruttati dalle reti criminali e ridurre gli incentivi all’immigrazione irregolare”. Il testo riporta che “dai soccorsi verificatisi in acque internazionali sono emersi molteplici elementi sintomatici di strumentalizzazione da parte dei trafficanti della doverosa attività di salvataggio”. Più avanti: “Ferma restando l’esigenza di garantire il tempestivo salvataggio...”. Altro che vergogna...


GLI SCAFISTI
Torniamo a Cutro. Rep scrive, citando le “regole vergogna”: “I mezzi in pattugliamento devono limitarsi ad assicurare il monitoraggio (possibilmente in forma occulta) dei movimenti del natante”. Peccato che subito dopo la parentesi “possibilmente in forma occulta” sia stata occultata la precisazione “ai sensi dell’art.5, comma 3 del Decreto Interministeriale”, (14 luglio 2003 ministero dell’Interno con quelli della Difesa, dell’Economia, delle Finanze e dei Trasporti), dove viene specificato che “la fase di tracciamento dev’essere condotta compatibilmente con la situazione contingente e coi sensori disponibili, in forma occulta al fine”, attenzione, “di non vanificare l’intervento repressivo nei confronti delle organizzazioni criminali che gestiscono il traffico illecito”. C’è chi vuole contrastare gli scafisti e chi dimentica di citarli. Può capitare. Le vergogne sono altre. 

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