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Open Arms, la prova (definitiva) che inchioda Oscar Camps: "Rifiutò"

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E mentre prosegue il processo ai danni di Matteo Salvini, emergono nuovi e inquietanti dettagli su come ha operato la ong Open Arms. Oltre ad aver rifiutato un porto in Spagna, l'organizzazione non governative avrebbe anche detto "no" a un aiuto da parte dell'imbarcazione Alan Kurdi. A confermarlo la dichiarazione di Oscar Camps, direttore della Open Arms. "Alan Kurdi aveva chiesto di poter trasferire dei migranti alla Open Arms, il primo agosto 2019, quanto la nave spagnola era vuota, ma incassò il rifiuto 'perché mancano le condizioni legali per un accordo'", ha spiegato Giulia Bongiorno, avvocato dell'allora ministro dell'Interno.

La leghista ha formulato domande al fondatore di Open Arms e ha citato un passaggio del diario di bordo. Per il processo il numero uno del Carroccio rischia fino a 15 anni. L'accusa? Sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver negato nel 2019 alla ong lo sbarco di 147 persone a Lampedusa. Ma non finisce qui, perché per stessa ammissione di Camps, "il 18 agosto di quel 2019 il governo spagnolo ci propose una destinazione: lo abbiamo saputo attraverso i mezzi di comunicazione, ma non formalmente. Il porto era quello di Algeciras, il più lontano nel Mediterraneo".

Per l'attivista "con le condizioni che registravamo a bordo e la stanchezza dei migranti e dell'equipaggio era impossibile raggiungere quel porto. Davanti a questa proposta contattai il governo spagnolo, parlando con l'allora ministro dei Trasporti, proponendo di affittare un aereo per portare le persone in Spagna". Eppure a suo dire per raggiungere il porto spagnolo "sarebbero serviti cinque giorni" di navigazione e "non era necessario fare soffrire ancora quelle persone e l'equipaggio". 

 

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