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Il killer nigeriano di Modena? "Protezione speciale" con l'aiutino del Pd

Alessandro Gonzato
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Tre settimane prima dell’omicidio di un connazionale di cui è fortemente sospettato - ieri il giudice per le indagini preliminari ha confermato l’arresto - il nigeriano Kingsley Osayande, arrivato in Italia illegalmente nel 2017, aveva ottenuto dal tribunale di Bologna la protezione speciale, ossia un permesso di soggiorno di due anni, rinnovabile. Per il tribunale di Bologna Osayande ne aveva diritto per «la capacità dimostrata di saper cogliere le occasioni di inserimento e integrazione». L’iter giudiziario è cominciato prima dell’emanazione del “decreto Piantedosi”, in vigore da marzo, che ha eliminato l’«integrazione» dai criteri perla concessione della protezione speciale. Altrimenti Osayande non avrebbe potuto beneficiarne.

 

 

 

Ieri il nigeriano è stato interrogato nel carcere Sant’Anna di Modena, così come Adenomo Ogbeide, il presunto complice dell’omicidio del 30enne Friday Endurance, accoltellato domenica scorsa nel centro storico del capoluogo emiliano. I due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. La questura è risalita a loro grazie ai filmati delle telecamere pubbliche e private e alle testimonianze. Nel filmato si vedono i due nigeriani che scappano. Sul movente restano pochi dubbi, questioni legate allo spaccio. Osayande avrebbe precedenti di polizia legati agli stupefacenti, ma al momento non pende alcuna condanna penale. Tra le motivazioni del giudice di Bologna si legge della «mancanza di precedenti penali» a carico dell’immigrato.

 

L’ITER GIUDIZIARIO

La concessione della protezione speciale da parte del tribunale di Bologna è arrivata dopo che per due volte le Commissioni territoriali, prima di Campobasso poi di Bologna, avevano respinto la richiesta. Osayende si è visto rigettare la prima richiesta nel 2018. Davanti alla Commissione di Campobasso, per tentare di convincerla a farlo restare in Italia, aveva dichiarato che in Nigeria «l’autobus su cui lavorava come bigliettaio avrebbe tamponato l’auto di un ricco signore che, a seguito dell’incidente senza morti né feriti, avrebbe fatto arrestare sia lui che l’autista per i danni riportati al suo veicolo»; «che l’autista, anche lui abbiente, sarebbe rimasto in carcere un anno». Poi l’evasione. Osayande aveva sostenuto, questo il suo timore, che in caso di rimpatrio in Nigeria la polizia l’avrebbe ucciso. Il racconto, confuso, è stato ritenuto «inverosimile» dalla Commissione territoriale, che ha rigettato l’istanza, anche perché Osyande aveva perfino rinunciato all’audizione.

 

 

 

Anche la commissione di Bologna, nel 2020, aveva ritenuto infondata la domanda. Nessuno, in sede amministrativa, ha ritenuto che in Nigeria per Osayande ci fossero «pericoli di persecuzioni per motivi di razza, religione, nazionalità, opinioni politiche o appartenenza a un gruppo sociale», elementi che danno diritto allo status di rifugiato, secondo la Convenzione di Ginevra del ’51. Lo scorso 13 luglio, la sentenza del tribunale di Bologna e il riconoscimento della protezione speciale. Nel 2018 l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini (primo governo Conte) aveva ridotto la casistica in base a cui gli immigrati irregolari potevano rimanere in Italia. I “decreti sicurezza” della Lega avevano superato il sistema di protezione umanitaria voluto dal Pd, ritenuto troppo generico e discrezionale: l’immigrato, ad esempio, poteva chiedere di non essere espulso dichiarandosi omosessuale (orientamento non dimostrabile) e dicendo che nel Paese d’origine sarebbe stato perseguitato. Allo stesso modo l’aver svolto anche pochi giorni di lavori socialmente utili permetteva di dimostrare la propria integrazione di fronte alla Commissione. Nel 2020, governo Pd-M5s con Luciana Lamorgese al posto di Salvini, le maglie della protezione speciale sono state allargate rendendo le espulsioni molto più difficili. «Una decisione devastante», dice a Libero il leghista Nicola Molteni, sottosegretario all’Interno. «Aver smantellato i “decreti Salvini” ha portato a una sanatoria dell’immigrazione irregolare. La sinistra, tramite la Lamorgese, ha adottato una logica folle. Come si fa a parlare di integrazione per certi soggetti?».

 

 

 

IL PRESUNTO COMPLICE

Per il giudice di Bologna, citiamo la sentenza, Osayande «ha dato prova di una seria integrazione lavorativa nel Paese ospitante. Giunto in Italia nel 2017 a 24 anni, dal 2021 ha reperito diverse occupazioni lavorative, tra cui l’ultima presso l’azienda Serlog S.r.l. il 17 luglio ’22, con contratto prorogato e rinnovato a più riprese fino al 30 settembre ’23 con la mansione di facchino addetto allo spostamento merci. Il reddito percepito, seppur esiguo, è sufficiente al suo mantenimento». Quanto all’altro arrestato, Ogbeide, è entrato illegalmente in Italia nel 2012, anche lui da Lampedusa. Nel 2013 ha ottenuto a Roma la protezione sussidiaria, ed è titolare di un permesso di soggiorno valido fino al 2026. Nonostante dichiarasse di risiedere in via “Modesta Valenti”, nella capitale, l’indirizzo assegnato ai senza fissa dimora, pare che abbia sempre gravitato nella provincia di Modena. Dove una settimana fa, quand’era lì con Osayende, c’è stato l’accoltellamento in pieno giorno, in mezzo a decine di persone. 

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