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Migranti, il governo impugna il verdetto che libera gli irregolari

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Le reazioni del governo non si sono fatte attendere in merito alla decisione del tribunale di Catania, che ha annullato la misura di trattenimento di quattro migranti, giudicando “illegittimo in più parti” l’ultimo decreto. In particolare a finire nel mirino è la norma che prevede il trattenimento degli immigrati che chiedono protezione internazionale, a meno che non paghino una cauzione di quasi 5mila euro per non andare nel centro. Il tribunale di Catania ha accolto il ricorso di un tunisino che è sbarcato a Lampedusa ed è poi stato trasferito a Pozzallo

La cosa curiosa è che le toghe hanno impiegato appena una decina di giorni per definire illegittimo il decreto. Il ministero dell’Interno sembra però avere tutta l’intenzione di impugnare il provvedimento che ha negato la convalida del trattenimento di un migrante irregolare. Un altro giudice si occuperà quindi di valutare la fondatezza dei richiami giuridici contenuti nel provvedimento. “Sbarcato da 10 giorni - ha tuonato Matteo Salvini - e ricorso subito accolto dal tribunale. Ma aveva l’avvocato sul barcone? Riforma della giustizia, presto e bene”. Dello stesso tono anche il messaggio di Molinari e Romeo, capigruppo di Camera e Senato della Lega: “Tunisino liberato a tempo record. Stupisce che la giustizia italiana di fronte al solito ricorso di un immigrato ritrovi velocità e scatto che gli italiani invocano da anni”.

“È vergognoso - hanno aggiunto - che Salvini per aver esercitato le proprie funzioni da ministro dell'Interno sia in tribunale insieme a Richard Gere. Anzi no, lui è a Hollywood. Questo è il film della sinistra che rende ridicolo il nostro Paese”. Intanto dal Viminale fanno sapere che due tunisini liberati dal tribunale di Catania erano destinatari di due provvedimenti di espulsione già eseguiti: ciò nonostante erano rientrati nel territorio italiano. Tra l’altro uno aveva invocato la protezione per “dissidi con i familiari della sua ragazza, che volevano ucciderlo ritenendolo responsabile del decesso di quest’ultima”.

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