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Liliane Soumahoro, l'ultima accusa: "Cucina da 11mila euro con i fondi dei migranti"

Alessandro Gonzato
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Scavolini, la più amata dagli italiani. La preferita anche dalla moglie di Soumahoro? Non lo sappiamo, ma secondo il commissario liquidatore di una delle cooperative “di famiglia”, la signora Liliane Murekatete avrebbe usato 11.500 euro destinati all’accoglienza dei migranti per comprare una cucina del marchio pubblicizzato per anni da Lorella Cuccarini.

La cooperativa è la Karibu. La procura di Latina, ricordiamo, ha ipotizzato una maxi truffa – due milioni spesi in viaggi, vestiti, ristoranti – e ha chiesto il rinvio a giudizio per Murekatete, la madre Marie Therese Mukamitsindo e i cognati di Soumahoro, Michel Rukundo e Richard Mutangana. Domani il giudice deciderà se avviare il processo. Per il commissario liquidatore i milioni sperperati sarebbero addirittura sette.

 

 

 

LA VILLETTA

La Guardia di Finanza, e torniamo in cucina, avrebbe sollevato dubbi anche sull’acquisto della villetta comprata dal deputato e dalla consorte, pagata a metà dalla coppia e al 50 per cento di Murekatete e al 50 di Soumahoro. L’immobile, nel quartiere romano di Casal Palocco (dove vivono alcuni giocatori della Roma) e del valore di 360mila euro, è stato comprato a dicembre 2021. Gli investigatori ipotizzano che parte dell’acconto versato dalla donna, 32mila euro, derivi da somme ottenute illegittimamente dall’altra coop “di famiglia”, il Consorzio Aid, a sua volta finita in liquidazione.

In tivù, l’onorevole – appena scoppiato il caso di moglie e suocera – aveva fatto intendere che il mutuo gli era stato concesso grazie al lavoro della moglie (che però risultava disoccupata) e ai proventi del libro, Umanità in rivolta, opera di Soumahoro che ha venduto circa 10mila copie, non proprio un bestseller. Per ora tutto lecito, chiariamo, sarà la magistratura a confermare o smentire.

 

 

 

Intanto il commissario sospetta che col denaro arrivato dai molti bandi pubblici vinti dalle due coop, Murekatate abbia pagato anche metà della spesa per la clinica privata dove ha partorito, 450 euro che sarebbero stati il costo extra richiesto dall’ospedale per una stanza singola a maggio 2019.

La famiglia Soumahoro tra gli agi, mentre ai migranti nelle cooperative – stando all’accusa – veniva dato cibo scadente ed erano costretti al freddo? Si vedrà. L’avvocato della Murekatete, Lorenzo Borrè, respinge ogni accusa: «Manca solo che qualcuno le imputi la responsabilità per il Covid. Mi sembra che si parta ormai da una presunzione di colpevolezza e non di innocenza. Le ipotesi di acquisto di immobili con fondi della cooperativa sono prive di consistenza», aggiunge il legale, «e ogni aspetto sarà chiarito in giudizio».

 

 

 

BANCONOTE A RAFFICA

Il commissario liquidatore della Karibu ritiene anche che dalle carte prepagate della cooperativa sarebbero stati effettuati spese e prelievi quotidiani (alcuni a distanza di poche ore) tra i 3 e i 12mila euro. Nel mirino del liquidatore, inoltre, tre pagamenti ottenuti dalla moglie del parlamentare, per un totale di 276mila euro. Figurerebbero poi altre spese per 31mila euro. «Appare palese», scrive la Guardia di Finanza nell’informativa inviata alla procura, «che l’utilizzo indebito dei fondi sia stato possibile grazie alla produzione di documentazione di spesa fittizia e sovrafatturata. Si ritiene pertanto che la documentazione presentata sia agli enti locali che alla prefettura a giustificazione delle spese sostenute sia parzialmente inattendibile». Quel che è certo è che la Cuccarini non c’entra niente. Domani, dicevamo, toccherà di nuovo al giudice decidere sugli esborsi delle coop. La notte vola.

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