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Migranti e scabbia, la missione della Cei

Alessandro Gonzato
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Soccorsi a colpo sicuro. È bastata mezza giornata alla nave ong Mare Jonio, salpata sabato da Trapani e affiancata dalla barca della Conferenza Episcopale, per recuperare 182 richiedenti asilo, tutti fatti scendere in Sicilia: gli ultimi 67 (soprattutto bengalesi, siriani e pachistani) sono stati portati nel centro d’accoglienza di Pozzallo, nel Ragusano. Due migranti sono stati accompagnati in ospedale a Modica: il primo per una sospetta varicella e il secondo per un dolore toracico.

La cosa più preoccupante però è che il personale medico ha riscontrato diversi casi di scabbia, e questo ha fatto aumentare la soglia di attenzione. Sulla Mare Jonio, che fa capo all’organizzazione Mediterranea Saving Humans, è scattata la sanificazione, come nelle zone dove hanno stazionato gli stranieri una volta scesi. Il rischio di propagazione, in questi casi, è piuttosto elevato.

 

 

Capomissione di Mediterranea è Luca Casarini, storico leader dei movimenti no-global. Sui social l’agitatore dei centri sociali ha commentato: «Voi continuate pure a sparlare, intanto noi andiamo avanti», chiaro riferimento agli articoli di alcuni giornali – pochi invero – che hanno dato risalto alla doppia “missione”. La Ong invece ha scritto «Benvenut*», rivolgendosi agli extracomunitari. Benvenut*, con lo schwa, il simbolo progressista dell’inclusività che vuole annullare le differenze tra maschi e femmine.

Mare Jonio è pronta a tornare a caccia di migranti, chissà se affiancata ancora dalla barca a vela Migrantes, dell’omonima Fondazione della Conferenza Episcopale Italiana. Il veliero, su cui sono saliti anche alcuni selezionatissimi giornalisti, ufficialmente ha avuto funzioni di “osservazione e documentazione, formazione e testimonianza”. Non ci è dato sapere di più: abbiamo provato a parlare con l’ufficio stampa, ma il tentativo è stato vano.

La prima operazione di recupero, come Libero ha riportato, è stata effettuata sabato sera a cavallo delle zone “Sar” tunisine e maltesi. “Sar” significa “ricerca e soccorso”. Di fatto Mediterranea e la nave Migrantes hanno trovato i primi richiedenti asilo appena preso il mare. Per i due interventi successivi, riferisce Mediterranea, è stato determinante il supporto di Alarm Phone, che è il “centralino” delle ong. Nella notte tra sabato e domenica, a trenta miglia a Sud di Lampedusa, ne sono stati imbarcati 50: anche in questo caso è intervenuta tempestivamente una motovedetta della Guardia Costiera che ha poi consentito l’approdo della nave all’isola siciliana. Dopodiché l’imbarcazione della Ong e quella dei Vescovi sono tornate in mezzo al Mediterraneo dove sempre Alarm Phone, attorno alle 6 di domenica, ha segnalato la presenza di un barchino «a rischio di prossimo affondamento»: a bordo 65 persone, tra cui 5 minorenni non accompagnati (siriani, pachistani e bengalesi). Quindi altro approdo a Lampedusa.

Il sito Migrantes.it scrive: «Nonostante gli interventi di soccorso siano avvenuti in zona “Sar” di competenza maltese, le autorità locali, informate, non sono mai state raggiungibili e non hanno mai offerto la propria assistenza». Dalle foto pubblicate sul sito si faticano a trovare donne tra i richiedenti asilo a bordo dei gommoni di salvataggio: ne vediamo tre, più un paio di bambine. Il resto sono uomini.

Decine i commenti sulla pagina “X” (ex Twitter) di Mediterranea Saving Humans: alcuni messaggi, va detto, non sono riportabili, mentre altri utenti – riflessione fatta domenica dal nostro giornale – si chiedono se sia giusto che un’imbarcazione della Chiesa aiuti una Ong a sbarcare centinaia di stranieri sulle nostre coste e non ne accolga nemmeno una minima parte in Vaticano, dove strutture e risorse economiche non mancano. E ancora altri messaggi ricordano i tempi dell’accoglienza indiscriminata delle cooperative “rosse”, quando il Pd, come oggi (ma il limitato numero di sbarchi nel 2024 li delude), tifava per l’immigrazione selvaggia.

Ieri il presidente della Fondazione Migrantes, monsignor Gian Carlo Perego - arcivescovo di Ferrara - ha dichiarato che «contrariamente a quanto riportato da alcuni organi di stampa non si è trattato di una barca della Conferenza Episcopale Italiana, ma del supporto della Fondazione Migrantes all’iniziativa di una Chiesa locale, quella di Fano, per favorire una migliore informazione sul fenomeno migratorio, scevra da pregiudizi e polarizzazioni». Si dà però il caso che Fondazione Migrantes, come peraltro è riportato sul sito in grande evidenza, sia “organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana”.

 

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