Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Ragusa, Eleonora Schininà, ha deciso: gli imputati nel caso Mare Jonio andranno a processo. La Gup ha dunque accolto la richiesta del pubblico ministero, Santo Fornasier, che ieri aveva chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli imputati. Tra questi, c’è anche l’attivista Luca Casarini, fondatore della ong Mediterranea Saving Humans.
Gli imputati rispondono del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, aggravato dal trarne un profitto. La richiesta, alla quale si è associata l’avvocatura dello Stato come parte civile, è però di «rinvio pregiudiziale nell’attesa del pronunciamento della Corte di Giustizia europea», chiamata a decidere entro l’estate sul caso Kinshasa che potrebbe avere ripercussioni sul processo di Ragusa. In particolare, la Corte Ue dovrebbe esprimersi sull’estensione della «scriminante di solidarietà» nei casi di possibile favoreggiamento dell’ingresso di migranti nel territorio nazionale durante attività di soccorso.
I fatti contestati risalgono al settembre del 2020. La Mare Jonio, nave dell’armatore Idra Social Shipping, usata per il soccorso in mare dalla Mediterranea Saving Humans di Casarini (non coinvolta nel procedimento) si era recata al largo di Malta per effettuare dei controlli medici a bordo della Maersk Etienne su richiesta della stessa portacontainer battente bandiera danese che 38 giorni prima aveva soccorso una piccola imbarcazione con una trentina di migranti a bordo. Un lungo periodo di tempo durante il quale la nave danese aveva atteso invano l’autorizzazione allo sbarco delle persone salvate, restando ferma al largo di Malta. La situazione si sblocca con l’arrivo della Mare Jonio, che prende i migranti a bordo e sbarca a Pozzallo.
A distanza di qualche mese, però, secondo la Procura, Maersk avrebbe versato 125mila euro per una fattura con causale il pagamento alla Idra di servizi resi in acque internazionali. Un’operazione commerciale e non un salvataggio - come sostengono i legali della difesa - di persone in precarie condizioni fisiche e psicologiche.
Gli imputati sono, oltre al comandante della Mare Jonio, Pietro Marrone, Alessandra Metz, legale rappresentante della Idra Social Shipping, società armatrice della nave, Giuseppe Caccia vicepresidente del cda della Idra e capo spedizione, Luca Casarini (dipendente della società ma che gli inquirenti ritengono amministratore di fatto), oltre a tre componenti dell’equipaggio, il medico Agnese Colpani, il soccorritore Fabrizio Gatti e il tecnico a bordo, Geogios Apostolopoulos. La prima udienza del processo si terrà il prossimo 21 ottobre.
In serata sono arrivate le dichiarazioni di Casarini. «Non ci faremo spaventare da nessuno» ha detto. «Sappiamo benissimo cosa abbiamo fatto: abbiamo aiutato 27 persone, lasciate in mezzo al Mare per 38 giorni. Questo processo diventerà l'occasione per chiedere conto a ministri, governi e autorità, sul perché queste persone sono state lasciate in mezzo al Mare.Diventerà un processo all'omissione di soccorso». Una linea ribadita anche da uno difensori della Ong, l’avvocato Serena Romano. «Sentiremo in aula anche i vertici della Maersk che ci diranno che non c’è stato nessun accordo economico con la Mare Jonio, poi porteremo in aula anche i naufraghi per raccogliere la loro. Questo è un processo ai soccorsi». «Siamo pronti a continuare questa battaglia» ha detto l’altro legale degli imputati, Fabio Lanfranca.