Doccia fredda per il neocancelliere tedesco Friedrich Merz: il tribunale amministrativo di Berlino ha stabilito che la nuova procedura di respingimento dei richiedenti asilo alle frontiere voluta dal suo governo è illegale. Secondo la corte, le persone che durante un controllo a una frontiera tedesca desiderino chiedere protezione non possono essere respinte senza che prima sia stato stabilito quale nazione europea sia responsabile della loro domanda d’asilo ai sensi dei regolamenti comunitari.
Il caso prende le mosse dalla vicenda di tre somali, due uomini e una donna, ricostruisce Deutsche Welle, arrivati in Germania dalla Polonia lo scorso 9 maggio. La polizia li ha fermati alla stazione dei treni di Francoforte sull’Oder, sul confine, e li ha rispediti in Polonia nonostante i tre avessero espresso il desiderio di chiedere asilo alla Repubblica federale tedesca. La polizia ha giustificato il loro rimpatrio “a caldo” perché i tre erano arrivati sul suolo tedesco da «un Paese sicuro». Per il giudice amministrativo è però irrilevante che i tre siano stati rispediti in Polonia perché secondo il Regolamento di Dublino l’espulsione può avvenire solo verso il Paese «di primo approdo». La polizia avrebbe prima dovuto capire in quale Paese dell’Ue i tre avessero messo piede per la prima volta. Una procedura ben più lunga che obbliga, nel frattempo, le autorità a dare ospitalità ai rifugiati.
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L’idea alla base di Dublino è assicurarsi che una persona non richieda asilo in più Paesi dell’Ue. Un sistema che ha finito per mettere molto peso sui Paesi che sono di fatto la frontiera esterna dei 27 come la Grecia e l’Italia Diventato cancelliere federale meno di un mese fa, Merz aveva chiesto al ministro degli Interni Alexander Dobrindt di disporre l’espulsione alla frontiera di chi arrivasse da un altro Paese europeo a esclusione di donne incinte, bambini e altre «persone vulnerabili». Ma il Tar ha bocciato la circolare perché non disegnata per affrontare un pericolo per la sicurezza o l’ordine pubblico, condizioni, queste sì, che permettono di derogare al Regolamento di Dublino.
E pensare che il capo della Cdu aveva vinto (non senza fatica) le elezioni lo scorso 23 febbraio promettendo un giro di vite alle frontiere. Il risultato elettorale ha poi obbligato i moderati a coalizzarsi con i socialdemocratici ai quali prima ancora di formare il governo ha dovuto promettere nero su bianco 500 miliardi in nuove spese per il welfare. Così, del programma originale dell’avvocato Merz restava soprattutto la politica migratoria, adesso cassata da un giudice amministrativo.
La circolare diramata giorni fa alla polizia di frontiera aveva un grande pregio dal punto di vista del cancelliere: bloccava potenzialmente ogni accesso sul suolo tedesco. A oggi non si ha notizia di rifugiati che arrivino sulle spiagge del Mare del Nord sul quale la Germania si affaccia assiema alla Norvegia e al Regno Unito. A parte quello con la Svizzera, tutti gli altri confini tedeschi sono condivisi con paesi dell’Ue a partire, in senso orario, proprio dalla Polonia per poi proseguire con Repubblica Ceca, Austria, (Svizzera), Francia, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi e Danimarca. Più a est c’è il Mar Baltico, chiuso anch’esso da paesi europei (Danimarca, Svezia, Finlandia e Polonia). La Germania insomma contava di rimandare tutti a casa a buon mercato facendo affidamento sulla sua posizione centrale.
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La sentenza, inappellabile secondo i media tedeschi, è stata salutata positivamente dai Verdi, secondo cui Cdu e Spd stavano chiaramente violando la legge. Di tenore opposto il vicepresidente del gruppo parlamentare Cdu-Csu, Günter Krings, che alla Welt ha affermato come questa pronuncia del tribunale vada «ovviamente osservata», ma «non può avere alcun effetto generale» e quindi non deve essere sopravvalutata, ricordando che numerosi «giuristi rinomati» sono arrivati a una valutazione diversa rispetto al Tar di Berlino. Ma per Merz dai tribunali arrivano solo cattive notizie. Ieri la Bild ha scritto che solo nei primi tre mesi di quest’anno, 46.427 cause per asilo e procedimenti d’urgenza sono finite in tribunale, segnando un aumento del 67% rispetto al primo trimestre del 2024. Per ironia della sorte l’aumento è dovuto alla migliorata efficienza del Bamf, l’agenzia federale per i rifugiati, che oggi lavora molto più domande di asilo che in passato. E al crescere dei dinieghi cresce anche il numero degli appelli in tribunale.
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