Open Arms, le Ong non sono i buoni del mare

Dopo le motivazioni della sentenza Open Arms su Salvini: ecco che cosa è necessario comprendere
domenica 22 giugno 2025
Open Arms, le Ong non sono i buoni del mare
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Deve escludersi che la concessione del Pos (porto sicuro ndr) costituisse per l’Italia, e di riflesso per l’allora ministro dell’Interno Salvini, un “obbligo giuridico” il cui mancato rispetto potesse integrare gli estremi del rifiuto di atti di ufficio oltre che i presupposti per la realizzazione del reato di sequestro di persona». Queste sono le motivazioni della sentenza con cui il Tribunale di Palermo aveva assolto l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini da un’accusa pesante: l’aver trattenuto a bordo 147 migranti fino allo sgombero ordinato dal procuratore. Se non fosse che già si sente parlare di appello da parte della procura si potrebbe archiviare la questione. E riflettere sulla sola modalità politica degli sbarchi e dei respingimenti: il modus operandi dell’allora ministro era politicamente valido ed è giusto che rappresenti il metodo politico di un governo conservatore. Per attuarlo occorre fermezza. Ma come la mettiamo in un Paese dove le Ong diventano più importanti delle istituzioni, dove operano con le benedizioni di alcuni sacerdoti che contribuiscono a creare confusione tra Missione e missioni.

Più di una volta ho detto di rispettare le parole della Chiesa e del Papa in difesa dei migranti perché le leggo come parole ben più alte di quelle della Boldrini odi Casarini: sono parole in difesa del valore della Vita. E sono le stesse tanto che riguardino i migranti quanto i malati, tanto che tocchino il fenomeno delle migrazioni quanto tematiche delicatissime come aborto o eutanasia. La missione della Chiesa è difendere il valore della vita come bene indisponibile. Insomma è un tema assai alto. Ma ahinoi- non mancano sacerdoti che generano confusione non limitandosi a difendere il valore della Vita ma polemizzando con questo o quel ministro, con questo o quel leader di partito.

Alla politica tocca compiere delle scelte. Guai se non lo facesse. Scelte legate a ragioni pratiche. Scelte disumane? No. Se un governo decide di agire con fermezza rispetto agli sbarchi compie la scelta pratica di salvare le vite di disperati che si consegnano ai mercanti di morte, soldati del terrorismo internazionali. Mostrarsi duri oggi per mandare un messaggio a coloro che caricano e abbandonano i migranti in mare dove, guarda caso, arrivano imbarcazioni amiche per aprire una seconda fase.

Fausto Biloslavo ha scritto un libro straordinario dal titolo Talebani dell’accoglienza. Vittime e mercanti del business dell’immigrazione, un prezioso reportage per comprendere il funzionamento del traffico di esseri umani e chi c’è dietro gli attivisti delle Ong. Le Ong sono diventate icone del presepe buonista, parabola di una narrazione distorta e pericolosa che però viene usata dalle sinistre e dai globalisti per contrastare le azioni dei governi conservatori. Che poi vengono prese a esempio come accade in Gran Bretagna con Starmer. Il processo di Palermo Open Arms è un crocevia importante il cui risultato è andato dalla parte opposta rispetto a quel che immaginavano questi signori. E non si danno pace. L’allora ministro Salvini (del quale Piantedosi era l’ombra esecutiva) agì nel rispetto delle regole internazionali e con l’obiettivo non di sequestrare persone ma di mandare un messaggio al terrorismo internazionale che opera attraverso i trafficanti di esseri umani.

A coloro che insistono sulle «molte aree grigie» (come pur è scritto nelle motivazioni della sentenza), va ribattuto che tale è l’intelaiatura del diritto internazionale, da sempre non da oggi. Ma di queste aree grigie i primi ad aver beneficiato sono state proprio le Ong! Le quali operano convinte di essere benedette dal Padreterno e pure dal Diritto, pertanto si ritengono “oltre” lo Stato. Le motivazioni della sentenza di Palermo a loro sfavorevole ribaltano la prospettiva, ecco perché spero non siano fatte cadere nel dimenticatoio (come pure hanno tentato di fare, vergognosamente, i Cinquestelle allora alleati di governo della Lega).

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