Pd, l'immigrato che voleva sgozzare la Cisint? "Va processato qui"

di Michele Zaccardigiovedì 21 agosto 2025
Anna Maria Cisint

Anna Maria Cisint

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«Le voglio tagliare la gola» le aveva gridato pochi giorni fa. Ma l’ex sindaco leghista di Monfalcone Anna Maria Cisint non si era fatta intimidire dalle minacce del bengalese e ha sporto denuncia. Poi, ieri, l’espulsione dell’immigrato. «Il cittadino bengalese espulso aveva preso di mira la mia persona per la chiusura delle moschee abusive e per il regolamento che vieta l’ingresso negli edifici comunali con il volto integralmente coperto. Ebbene, sappiano tutti che sto lavorando insieme al mio partito, la Lega, affinché si definiscano tutte quelle regole, che oggi sembrano ancora insufficienti, a tutela del futuro del nostro Paese. Perché la nostra civiltà, la nostra Nazione, non si può sottomettere all’islamizzazione più becera» ha scritto in una nota l’europarlamentare della Lega e delegata alla Sicurezza di Monfalcone.

«Un pericoloso radicalizzato in meno nel nostro Paese. Questa è l’Italia che vogliamo. Espulso e rimandato in Bangladesh, lì dove resterà» continua la nota. «Oggi l’Italia è più sicura. E la nostra lotta per difenderne l’identità, i valori e le libertà è ancora più forte. Non possiamo accettare che il fondamentalismo islamico si imponga prepotentemente nelle nostre città e, da lì, in tutta Europa» ha concluso Cisint.

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Noto alle forze dell’ordine per alcuni precedenti episodi di danneggiamento e disturbo della quiete pubblica, dopo le minacce a Cisint al bengalese, residente a Monfalcone, è stata rigettata la domanda di rinnovo del permesso di soggiorno per motivi di lavoro da parte del Questore di Gorizia ed è stato attuato un provvedimento di espulsione emesso dal Prefetto di Gorizia. La Polizia di Gorizia, con la collaborazione della Polizia di Frontiera dell’Aeroporto Marco Polo di Venezia, ha notificato nel tardo pomeriggio di martedì i due provvedimenti all’uomo che ha dunque lasciato l’Italia con un volo per Doha.

Successivamente è stato precisato che il provvedimento d’espulsione del cittadino bengalese è stato adottato in quanto lo straniero era privo di titolo autorizzatorio a permanere sul territorio nazionale. Soltanto per un «mero errore materiale» è stata indicata la pericolosità sociale come motivazione del provvedimento. Ma il Pd non ci sta. Secondo i dem, infatti, il bengalese doveva restare in Italia. L’assurda tesi è stata sostenuta dalla deputata dem e responsabile Giustizia del partito, Debora Serracchiani. «Se qualcuno mi minaccia di morte e sporgo formale denuncia spero che le autorità fermino subito il responsabile, che sia indagato per un reato molto grave e auspicabilmente condannato, non che sia mandato libero sull’aereo che avrebbe già prenotato» ha dichiarato Serracchiani.

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«Ciò a prescindere dalla documentazione autorizzativa per il soggiorno. Chi commette reati in Italia deve essere perseguito e pagare qui il prezzo delle sue azioni. Lo chiediamo proprio perché giudichiamo inaccettabili questi comportamenti, se sussistono ovviamente» ha aggiunto. Poi la conclusione: «Sull’episodio di questa espulsione si sono accavallate versioni diverse e “coincidenze” temporali che lasciano quantomeno perplessi».

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