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Giuseppe Conte indagato per la gestione del coronavirus, Pietro Senaldi: "Perché non è scontato che il caso venga archiviato"

A Giuseppe Conte e i vari ministri, nella giornata di giovedì 13 agosto, è arrivato l'avviso di garanzia per l'emergenza coronavirus. "L'avvocato del popolo ora deve difendere se stesso e il proprio governo, indagato. L'accusa - spiega Pietro Senaldi - è di omicidio colposo, epidemia, attentato alla Costituzione. Insomma - sintetizza il direttore di Libero senza troppi giri di parole - di non averci capito nulla". Poi la stoccata al premier: "Conte ha detto di essere innocente e, nel pieno rispetto della tripartizione dei poteri, ha già emesso la sentenza. In realtà le cose non stanno così".

Senaldi riporta il presidente del Consiglio con i piedi per terra ricordando cosa accadde a Matteo Salvini: "La Procura quando indagò il leader della Lega chiese l'archiviazione, respinta poi dal Tribunale dei ministri". Insomma, Conte non è detto che si salvi. Ma la vera domanda è un'altra: "Ora che l'Italia rischia una seconda ondata di contagi, come può un governo indagato per la malagestione della prima ondata affrontare la seconda ondata?". Meglio un passo indietro, dunque, affinché la magistratura indaghi liberamente e qualora Conte non fosse colpevole, "tante scuse".

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