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Reddito di cittadinanza, abolirlo vuol dire risparmiare 3.500 euro di tasse

La riforma del fisco va fatta. Non fosse altro per semplificare. Come dice spesso il direttore dell'Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, in Italia ci sono circa 800 norme tributarie. Un numero folle, che è già di per se un costo per i contribuenti. Anche Mario Draghi, pur non avendola inserita nel Piano di resilienza per motivi di incompatibilità, è convinto che si debba procedere in fretta. Resta da capire la direzione. Se l'obiettivo, oltre a quello della semplificazione, è l'alleggerimento del prelievo sui contribuenti, la soluzione più vigorosa su piazza è la flat tax proposta dalla Lega e da Forza Italia. Ma gli esperti, forse sottovalutando gli effetti sull'emersione, dicono che è troppo costosa. E per gli stessi motivi mettono tutti le mani avanti di fronte ad una sforbiciata delle aliquote che dia un po' di ossigeno al ceto medio, che è quello oggi più penalizzato dal nostro sistema tributario. Eppure qualche giorno fa l'Eurispes ha proposta una riforma che, simulazioni alla mano, non avrebbe un impatto drammatico sui conti pubblici. L'idea è quella di creare un maxi scaglione Irpef tra i 15mila e i 75mila euro con un prelievo del 27%. Sotto si pagherebbe il 23 e sopra il 43%. Insomma si passerebbe da cinque a tre aliquote. I risparmi andrebbero dai 1.300 euro l'anno per redditi di 40mila euro fino a 3.500 euro per chi guadagna 60mila euro l'anno. Il costo? Nove miliardi. Se vi sembrano tanti pensate che è la stessa cifra che da quest'anno, dopo i vari finanziamenti, spenderemo per il reddito di cittadinanza. Che è finito in tasca a tutti, tranne a chi ne aveva bisogno.    

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