Cerca
Logo
Cerca
+

Bankitalia sbugiarda i sindacati: sui licenziamenti hanno mentito. Ecco i veri numeri

Ricordate? Abbiamo passato gran parte della primavera e dell'estate a discutere di blocco dei licenziamenti. Interviste, manifestazioni, comizi in piazza. Secondo le principali sigle sindacali, la Cgil di Maurizio Landini in testa, la fine della misura predisposta dal governo a partire dal marzo 2020 per salvaguardare l'occupazione durante la pandemia avrebbe scatenato un diluvio di licenziamenti da parte delle imprese, che non vedevano l'ora di liberarsi dei loro dipendenti. Tanta è stata la pressione che alla fine Mario Draghi ha deciso di mantenere in vita il blocco, seppure solo per alcuni settori, addirittura fino al prossimo dicembre. Gran parte del tessuto produttivo, però, è stato liberato dai vincoli. A fine giugno è scaduto il divieto generalizzato e dal primo novembre i licenziamenti sono tornati possibili anche per il settore tessile. Un cataclisma? Una bomba sociale? Vediamo cosa è successo nell'ultimo bollettino stilato da Bankitalia e Ministero del Lavoro. Per quanto riguarda le assunzioni, dal primo gennaio alla fine di ottobre sono stati creati oltre 603mila posti di lavoro, a fronte dei 105mila del 2020 e, state bene attenti, ai 411mila del 2019, quando la pandemia ancora non c'era. Ma vediamo i licenziamenti paventati dai sindacati. A settembre e ottobre le cessazioni per licenziamento sono state 59mila. Poche? Tante? Dipende dai punti di vista. Quello che è sicuro è che sono state il 37% in meno dello stesso periodo del 2019. A novembre, con la fine del secondo blocco, Bankitalia ammette che qualche licenziamento in più c'è stato. Ma i dati preliminari dei primi 15 giorni, si legge nel rapporto, consentono di dire che il tasso non si è discostato dai livelli precedenti la pandemia. Insomma, siamo stati per mesi in ostaggio delle sigle e dei loro allarmi sulla base di timori totalmente infondati. Ora non pretendiamo certo che i sindacati chiedano scusa, ma la prossima volta, forse, potremmo evitare di ascoltarli.

Dai blog