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Artemisia Gentileschi, una femminista nel Seicento: dallo stupro alla consacrazione come pittrice internazionale

Sofia Lipoli in questa nuova puntata di Art of Change parla di Artemisia Gentileschi (1593-1654), talentosa e coraggiosa pittrice del Seicento. In un’epoca in cui i pittori donne non erano facilmente accettati dalla comunità artistica o dai mecenati, fu la prima a far parte dell’Accademia di Arte del Disegno di Firenze e ad avere una clientela internazionale. Non solo. Dopo lo stupro da parte del pittore Agostino Tassi Artemisia reagì ai traumi degli abusi perpetrati con le uniche armi che aveva a disposizione: l’intelligenza, l’abilità pittorica e la tela. Divenne così una donna libera a livello sociale ed economico: ricevette infatti numerose committenze e cominciò a dipingere temi che narrano storie di donne violate e vendicative che uccidono crudelmente nemici e amanti. Nelle sue opere Artemisia manifesta tutto il suo sdegno e disprezzo, con l’obiettivo di guarire le proprie ferite attraverso la sublimazione (trasformando cioè le proprie emozioni negative in arte). Nei suoi dipinti si dosano, in equal misura, pulsioni erotiche e aggressive testimoniando i vissuti di una vicenda fatta di inganno, attrazione, violenza e vergogna, ma anche di riscatto emotivo e morale che anche oggi a molte donne è negato. 

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