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Materie prime, così l'Europa si compra l'indipendenza da Mosca

Carburanti, minerali, oli, cereali: dopo la pandemia, con la guerra in Ucraina l’Europa si è ritrovata sotto scacco sul fronte delle risorse naturali. La Commissione europea ha stilato una lista di 30 “materie prime critiche”, considerate elementi strategici per la crescita dell'economia: di queste solo il 20% viene fornito dai 27 Paesi membri dell’Unione. Per questo, e per comprarsi l’indipendenza da gas, petrolio e carbone di Mosca, l’esecutivo comunitario ha presentato un pacchetto di 300 miliardi di investimenti. Gli investimenti sono fondati su tre pilastri: fornitori alternativi, più risparmi nei consumi, un maggior ricorso a fonti rinnovabili. Il piano, che si chiama RePowerEu e che dovrà essere realizzato entro il 2030, sarà parzialmente finanziato con i denari del Recovery Fund e verrà attuato con un mix di leggi europee, schemi non vincolanti e raccomandazioni ai governi dei 27 Paesi membri, che sono responsabili delle politiche energetiche nazionali. Gli investimenti includono 86 miliardi per le energie rinnovabili, 27 miliardi per le infrastrutture dell'idrogeno, 29 miliardi per le reti elettriche e 56 miliardi per il risparmio energetico e le pompe di calore. La Commissione ha sottolineato anche che sarebbero necessari alcuni investimenti nelle infrastrutture dedicate ai combustibili fossili: 10 miliardi per una dozzina di progetti di gas e gas naturale liquefatto e fino a 2 miliardi per il petrolio, destinati ai Paesi senza sbocco sul mare dell'Europa centrale e orientale e che non hanno accesso alla fornitura russa.

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