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Matteo Salvini, Toninelli non gli basta: indiscreto dal vertice con Di Maio, chi gli ha chiesto di far fuori

L' incontro è arrivato. Ma se sia pace vera o una messa in scena, lo capiremo solo fra due settimane. Cioè quando si chiuderà la finestra elettorale per fare la crisi e votare a fine settembre. Ma partiamo dai fatti: ieri, nel primo pomeriggio a Palazzo Chigi, senza preavvisi alla stampa, Matteo Salvini e Luigi Di Maio si sono incontrati. Non lo facevano da prima delle elezioni europee, ostentando persino in pubblico una distanza assoluta. Ieri si sono visti e parlati. Un' ora di colloquio, non tantissimo a dir il vero. E poco dopo, in perfetta contemporaneità, gli staff dei due vicepremier hanno diffuso una "nota congiunta", come vuole prassi e lessico della più tradizionale politica. Leggi anche: Ecco la data della "liberazione da Toninelli". Leghisti pronti a festeggiare Pochissime righe, tanto formali, quanto misurate, in cui si dice quello che serve a tranquillizzare i mercati, a favorire una trattativa decente con Bruxelles, a rasserenare il Quirinale, a rispondere a Giuseppe Conte, che aveva messo sul piatto le proprie dimissioni in assenza di una risposta dai due. Il nocciolo del colloquio (o della messa in scena) è nella parte finale della nota: «Il governo deve andare avanti». Sempre nel comunicato si definisce il confronto «utile, positivo e cordiale» per fare il punto sulle priorità da realizzare in tempi brevi e per riavviare un «dialogo costruttivo» con l' Europa che rimetta al centro, «dopo anni di governi passivi, gli italiani». Tra gli obiettivi da realizzare, concordano Di Maio e Salvini, «c' è l' abbassamento delle tasse», tema definito «prioritario per il rilancio del Paese». Per il ministro dell' Interno e per quello del dello Sviluppo economico «servono misure straordinarie e nessun aumento delle tasse. I maggiori incassi dell' Irpef e dell' Iva quasi dell' 8 per cento e la diminuzione della disoccupazione rispetto al 2018 nei primi quattro mesi di quest' anno ci dicono che siamo sulla buona strada». La squadra - Nell' incontro si è parlato anche di possibili aggiustamenti alla squadra. Nessuno usa il termine "rimpasto", ma il senso è quello. Ancora non c' è alcuna decisione, ma non è un mistero che la Lega ha nel mirino il ministero dell' Infrastrutture, ora ricoperto da Danilo Toninelli. C' è poi da riempire il vuoto lasciato da Paolo Savona alle Politiche europee. Altri ministri traballanti sono Giulia Grillo, Sergio Costa ed Elisabetta Trenta. Anche se il M5S blinda Trenta e anche Grillo. Quanto alla poltrona di commissario, spetta alla Lega. Non si è deciso ancora il nome, ma i due hanno concordato che deve essere un politico. Poco dopo la nota congiunta, si è fatto sapere che nello scorso fine settimana, tra venerdì e sabato, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini si sono sentiti. Sarebbe stato proprio il leader leghista a chiamare il Cavaliere per informarsi, così spiegavano le fonti dei due staff, sulle sue condizioni di salute, dopo l' intervento per occlusione intestinale al San Raffaele di Milano. Ma è stata anche l' occasione, aggiungono le fonti di entrambi, di fare «il punto della situazione». Naturalmente non è un caso che la notizia sia stata resa pubblica proprio a ridosso della nota sul faccia a faccia tra i due vicepremier. Il senso è chiaro: caro Luigi, sappi che ho anche un altro "forno", il centrodestra. Salvini non lo ha abbandonato. O almeno vuol far sapere che c' è. Il che fa il paio con lo scetticismo che continua a persistere nella cerchio stretto leghista: «Si va a votare a settembre», è il mantra che si continuava a ripetere anche ieri. Il punto è che sulla durata del governo le incognite restano tante. Bisogna capire se si riuscirà o no a evitare la procedura d' infrazione dell' Europa. Bisogna capire se il ministro Tria e Conte riusciranno a realizzare il miracolo di evitare lo scontro con l' Europa, ma nello stesso tempo di realizzare la flat tax. E non è un caso che nella nota congiunta, molto generica, non si dica "come" realizzare gli intenti. L' impressione è che il faccia a faccia di ieri sia stato, più che altro, una mossa simbolica, fatta a uso dei media e degli osservatori esterni per dare l' immagine di una navigazione serena. E una risposta al Quirinale che chiedeva di abbassare i toni. Ma, diceva ancora chi gli sta vicino, Salvini non ha affatto scartato l' ipotesi del voto anticipato. Al contrario di Di Maio che vorrebbe davvero evitarla. I comizi - Questa differenza si notava nei commenti del dopo. Salvini ha continuato nel suo inarrestabile tour di comizi, ignorando il faccia a faccia. Di Maio ne ha sottolineato l' importanza, aggiungendo: «Se si deve andare avanti con il governo, si deve andare avanti per battagliare e non per vivacchiare». Prudente è Conte che da Hanoi ribadiva la necessità di una ripartenza vera: «Io non sono disposto a galleggiare dei mesi così. Se non ci sono i fatti io sarò irremovibile». E per spiegare il suo moderato ottimismo, citava, in una intervista al Corriere della Sera, una poesia di Ungaretti che non dà proprio l' idea della stabilità. «Si sta come d' autunno sugli alberi le foglie». Intanto il consiglio dei ministri che dovrebbe fare il punto su flat tax, sicurezza bis e autonomie slitta ancora. Non ci sarà prima di martedì. La scommessa di Salvini è di poter imporre quello che gli sta a cuore, forte di un altro successo ai ballottaggi. Ma se quella di ieri sia pace o una finta si capirà solo a fine mese. Video: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

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