Roma, (askanews) - In Messico, paese tuttora immerso in una forte cultura maschilista, da qualche anno sono comparsi dei combattimenti "atipici", dove tutti i colpi sono permessi e dove uomini e donne si affrontano sullo stesso ring. Insomma, la guerra dei sessi in Messico passa per il combattimento. E nonostante la corporatura differente, gli scontri - tra sport e spettacolo - avvengono in un paese dove le donne si battono per l'uguaglianza e dove ogni anno vengono assassinate o violentate. Lucia Urbina, lottatrice soprannominata "Raggio di Luna": "Andai a uno spettacolo e vidi le lottatrici dell'epoca, mi colpì molto, perché vedevo le mie vicine consacrate alle loro case, non facevano sport. E mi sono detta: non voglio essere come loro, voglio essere diversa dalla mia famiglia, voglio qualcosa di diverso nella mia vita e ho cominciato a fare lotta". Il marito di Lucia, José Gabriel Martinez, coach e lottatore soprannominato Salamander. "Non c'è orgoglio nella violenza, l'orgoglio viene dal fatto che una donna trova il suo posto e rimanda i misogini al loro posto". "Quando si combatte contro gli uomini - prosegue Lucia - corrono, corrono, corrono, combattono per loro e il pubblico è messo da parte. Invece noi, noi combattiamo per il pubblico". Questo lottatore ha deciso di chiamarsi "Guerriero Nazi". Suo padre era "Il Tedesco", suo figlio, "Il Tedesco junior". E ora lui: "Noi siamo tutti uguali - dice il guerriero Nazi - penso che gli uomini che non amano vedere le donne sul ring siano uomini di altri tempi. Le donne sono più audaci".
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