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Complotto contro Berlusconi, l'ultima voce: volevano colpire la Merkel

Giulio Bucchi
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Colpire Silvio Berlusconi per fare male ad Angela Merkel. Sarebbe questa l'ultimo risvolto dell'ormai famigerato "complotto" del 2011 ai danni dell'ex premier. La teoria, accennata da Ugo Magri su La Stampa, è suggestiva e farebbe riferimento al timing sospetto della polemica, arrivata a pochi giorni dalle elezioni europee. Il libro dell'ex ministro del tesoro americano Timothy Geithner, Stress test, rievoca un clima infuocato come quello dell'estate di 3 anni fa, tra crisi economica galoppante, spread alle stelle e pressione fortissima sul governo italiano. Secondo l'ex collaboratore di Barack Obama, funzionari europei avrebbero chiesto alla Casa Bianca di intervenire su Roma, su volontà di Merkel e Sarkozy, per far cadere Berlusconi. Il politologo americano Edward Luttwak ha aggiunto carne al fuoco riferendo di contatti non meglio precisati su alcuni esponenti dell'allora maggioranza, incluso un big del Pdl come Beppe Pisanu, che avrebbero lavorato per indebolire il Cavaliere e sostituire il suo esecutivo con uno di salvezza nazionale (disegno poi portato a termine, con Monti a Palazzo Chigi). Il presidente Giorgio Napolitano si è detto all'oscuro di quei disegni e ha precisato come Berlusconi si fosse dimesso "liberamente e responsabilmente". "Le mie dimissioni furono responsabile, ma di certo non libere", ha replicato il Cavaliere. E Renato Brunetta, per ultimo, è tornato ad attaccare il Colle ricordando la decisione di Napolitano di non firmare il decreto sviluppo decisivo alla vigila del vertice del G20 a Cannes nel novembre 2011, pochi giorni prima che la situazione precipitasse. L'ex premier Mario Monti, al riguardo, si è limitato a un quasi ironico "io non so niente, io non c'ero, sono venuto subito dopo". Questo il quadro complessivo di quest'ultima settimana. Quella voce sul complotto - Una settimana, però, che ha lanciato la volata per le fondamentali elezioni europee del 25 maggio, da cui dipenderà il futuro politico ed economico del Vecchio Continente, con tutto quello che ne consegue. Secondo gli ultimi sondaggi pubblicabili, il Ppe della Merkel e del candidato commissario Jean-Claude Juncker sarebbe in lievissimo vantaggio sui socialisti del Pse di Martin Schulz. C'è chi dice che, al netto di un grande risultato degli euroscettici, i moderati potrebbero avere da un massimo di 8 a un minimo di 2 seggi di vantaggio sulla sinistra. Di fatto, servirà un governo di larghe intese, ma per designare il commissario Ue occorre comunque vincere. E qui saranno fondamentali i probabili 12-15 eurodeputati che eleggerà Forza Italia. Berlusconi, di fatto, si troverà ad essere ago della bilancia. La sua avversione per Schulz è nota, ma la tentazione di vendicarsi della complottista Merkel potrebbe essere forte. Ed è su questo punto, suggerisce Magri, che qualcuno avrebbe marciato: "Circolano mille retroscena, compreso quello secondo cui tutto questo fiume di rivelazioni anglosassoni sul presunto complotto sarebbe finalizzato a spezzare l'anello debole del Ppe individuato, tanto per cambiare, in Silvio Berlusconi". Dagli Stati Uniti, è il sospetto, qualcuno ha interesse ad avere un'Europa frantumata, senza guida forte a trazione Partito popolare, meno germano-centrica e magari meno rigorista. Un ex Pdl di peso, oggi all'Ncd, come Fabrizio Cicchitto prova a mettere in difficoltà gli azzurri: "Se è consequenziale con la teoria del complotto - scrive su Twitter -, allora Berlusconi dovrebbe uscire dal Ppe visto che i suoi protagonisti sarebbero stati la Merkel e Sarkozy". La posizione del Cav - "Mica possiamo fare fuori la Merkel e Juncker", sarebbe stata la reazione di Berlusconi coi suoi fedelissimi. Tanto che a Strasburgo e Bruxelles gira voce che il presidente del Parlamento europeo per i prossimi due anni e mezzo possa essere proprio Antonio Tajani di Forza Italia, oggi vicepresidente della Commissione. Un modo, forse, per tenersi stretti gli eletti azzurri. E un piccolissimo risarcimento per Berlusconi. di Claudio Brigliadori

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