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Israele, immigrazione: rimpatrio di 40mila africani, chi rifiuta va in galera. E intanto pignorano lo stipendio

Andrea Tempestini
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Una lezione in tema di immigrazione all'Italia arriva da Israele, Stato che del pugno di ferro, in ogni campo, ha fatto una delle sue ragioni fondanti. Il governo di Benyamin Netanyahou è infatti determinato ad espellere eritrei e sudanesi entrati in Israele. Si tratta di quasi 40mila immigrati africani entrati illegalmente nel Paese, secondo le autorità nella stragrande maggioranza dei casi richiedenti asilo fittizi, attirati soltanto dalle migliori condizioni di vita. Come sottolinea Italia Oggi, il loro afflusso ha creato non pochi problemi nei quartieri poveri a Sud di Tel Aviv. Leggi anche: Immigrazione, il sondaggio: gli italiani confessano, siamo razzisti Dunque, è stato messo a punto un piano di evacuazione, un accordo concluso con il Rwanda: lo stato africano ha accettato di accogliere 10mila migranti incassando 5mila dollari a persona. Chi accetterà, riceverà 3.500 dollari. E chi rifiuta? Quando richiederà la proroga del permesso di soggiorno si vedrà notificare un avviso che concede tre mesi di tempo per partire, al termine dei quali verranno arrestati. Insomma, o via o in galera: questa la politica di Israele. Magari in Rwanda, non esattamente l'Eldorado. Vi è poi un'altra "misura" che serve per incentivare le partenze prevista da Israele, ossia una ritenuta del 20% sui salari percepiti dai richiedenti asilo considerati fittizi (cifra che verrà restituita nel momento in cui l'immigrato prenderà l'aereo per andarsene).

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