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Così lo Stato fa fallire due aziende su tre

Il premier Mario Monti (al centro) con il viceministro dell'Economia Vittorio Grilli e il ministro dello Sviluppo Corrado Passera

La Pubblica amministrazione deve ai privati quasi 80 miliardi, con 180 giorni di attesa per i pagamenti. Ma quando deve riscuotere è puntualissima...

Giulio Bucchi
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Perdonate l'insistenza, ma da queste parti c'abbiamo proprio la fissa. Cioè, il governo letteralmente ci scuote a testa in giù per raccattare dalle nostre tasche fino all'ultimo centesimo disponibile (e imponibile), con il sempre serissimo e pienissimo di seissimo Monti ad appellarsi al senso di responsabilità degli italiani. E poi però è proprio lo Stato che, in quanto a pagamenti, è il più inadempiente di tutti. I debiti contratti dalla Pubblica Amministrazione hanno ormai superato l'astronomica cifra di 70 miliardi di euro, e trattasi di stima da considerare per difetto. Perché la situazione non accenna a migliorare. Vero, il governo ha annunciato lo stanziamento di 17 miliardi per iniziare a saldare qua e là, ma poi - all'atto pratico - ci si scontra comunque con le lentezze d'una burocrazia dai ritmi ottocenteschi (vedere sotto il caso di Cosenza).  Certo è che, dal prossimo anno, la musica dovrà cambiare per forza. Anche l'Italia è infatti tenuta a recepire lo Small Business Act, quadro normativo messo a punto dall'Unione Europea per aiutare le piccole e medie imprese. E vi è compresa anche una direttiva, approvata nell'aprile 2011, che obbligherà gli enti pubblici a pagare i fornitori entro 30 giorni, 60 in casi eccezionali - e in questi sono incluse le forniture sanitarie.  Già i contabili governativi tremano, temendo che le malmesse casse pubbliche non riescano a reggere il cambio di ritmo. Per dire: la cosiddetta “legge sulla libertà d'impresa” discussa lo scorso anno prevedeva anche disposizioni contro i ritardi nei pagamenti della P.A. - due disposizioni sacrosante, come il divieto per gli enti pubblici di derogare unilateralmente ai  termini di pagamento, e il divieto d'inserire nei contratti la clausola per la quale il privato rinuncia ai diritti di mora in caso di ritardo (e già il fatto che solo siano tollerate prepotenze statali di questo genere   è sconcertante). E comunque  il ministero dell'Economia attuale  - proprio il Monti che pretende sacrifici a ogni pie' sospinto - si è opposto e le ha fatte cancellare, perché avrebbero potuto «impattare negativamente sui saldi di finanza pubblica». Come dire: cari miei, noi enti pubblici paghiamo come e quando vogliamo. D'altro canto, se però siete invece voi privati a ritardare, ecco, son cavoli vostri. E così tocca scorrere le incredibili statistiche relative a quest'incresciosa situazione senza quasi aprir becco.  Con la Corte dei Conti che ha certificato come, in media, gli enti pubblici paghino le prestazioni o le forniture ricevute da privati dopo 113 giorni, e nel campo sanitario i giorni salgono addirittura fino a 269, fino al parossismo calabrese dove i pagamenti arrivano mediamente dopo 425 giorni (dati 2010, ora i tempi sono addirittura cresciuti: si è saliti fino a una media di 180 giorni!). E attenzione, queste sono medie statistiche ricavate su ampie casistiche. Perché poi, calandosi nei casi specifici, si arriva ai quattro anni e mezzo che, per quanto riguarda la Asl Napoli 1 Centro, trascorrono fra emissione fattura e pagamento. Risultato: secondo una ricerca Swg/Cna, sono 240mila le piccole imprese (solo le piccole, quelle più a rischio chiusura) creditrici nei confronti della Pubblica Amministrazione  e che, contemporaneamente, hanno ricevuto una cartella esattoriale dalla temutissima Equitalia. Scommettiamo che, da una parte, lo Stato chiederà elasticità nell'attesa, e però si dimostrerà inflessibile nella pretesa? Previsione invero troppo facile. A fronte della quale bisognerebbe poi riflettere su un altro, drammatico dato. Secondo i numeri questa volta raccolti dalla Cgia di Mestre, nel 2011 addirittura un fallimento su tre è stato per l'appunto provocato principalmente dai ritardi nei pagamenti: «A fronte di 11.615 imprenditori italiani che hanno portato i libri contabili in Tribunale, circa 3.600 (pari al 31 per cento del totale) lo hanno fatto a causa dell'impossibilità di incassare in tempi ragionevoli le proprie spettanze». Ed è bene ricordare che dietro queste frasi ci sono vicende umane e professionali  a volte tragiche. Inutile ricordare i tanti, troppi suicidi di imprenditori disperati. Proprio la ricerca della Cgia sottolinea come sia questa «una situazione che non ha eguali in Europa».  E anche in questo caso i numeri lo dimostrano. Come detto, i tempi medi di pagamento in Italia per quanto riguarda gli enti pubblici sono arrivati a 180 giorni (90 giorni di ritardo), con una crescita di 52 giorni rispetto al 2009. Ecco: in Francia si arriva al massimo a 64 giorni, e rispetto a due anni fa la situazione è migliorata di 6 giorni. E in Inghilterra l'attesa per un privato rispetto ai soldi che deve incassare da un ente pubblico non supera mediamente i  47 giorni. Attesa che in Germani scende ancora fino a 35 giorni. Dice che, per le imprese, la ripresa economica arriverà. Meglio che faccia in fretta. Altrimenti non troverà più nessuno ad aspettarla. di Andrea Scaglia

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