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Condannato l'outing, è reato mettere in piazza la relazione omo

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Eliana Giusto
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  Fare outing e non badare all'anonimato non solo viola il diritto alla privacy ma offende anche la reputazione della persona con la quale si dice di avere una relazione. In sostanza, dire che una persona è gay, secondo i giudici, lede la reputazione.  Lo ha stabilito la Cassazione che ha accolto il ricorso di un settantenne marchigiano, P. P., che   si era sentito diffamato da un articolo apparso su un giornale locale in cui si parava di una relazione che l'uomo avrebbe   intrattenuto con un dipendente del suo negozio e che gli sarebbe costato  l'addebito nella separazione. Piazza Cavour ha accolto la tesi difensiva e ha evidenziato che   "il contenuto dell'articolo, riferendo una situazione di fatto riconducibile alle scelte di vita privata, non ha alcun rilievo   sociale con la conseguenza che l'articolo in questione potrebbe avere   violato ad un tempo la privacy della persona offesa e, attraverso tale  violazione, la reputazione dello stesso". Ora gli atti tornano al Tribunale di Ancona.  

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